La storia della zecca di Tresana che, coniando monete false, provocò un’insurrezione popolare
Secondo la leggenda alla nobile famiglia Malaspina fu concesso il diritto di zecca, privilegio riservato a poche città d’Italia: nella seconda metà del '500 Guglielmo Malaspina, marchese di Tresana, otteneva da Massimiliano II Imperatore il diritto di battere moneta d’oro, d’argento e di rame nel suo feudo, per se e per i suoi discendenti.
Sempre assente, Francesco Guglielmo nominò un luogotenente generale a Tresana che lo rappresentasse e che sorvegliasse la zecca: nel 1598 questi era Castruccio Baldissori che, in assenza di Guglielmo, si accordò col maestro di zecca, Claudio di Antonio Anglese, per coniare monete contraffatte a diversi tizi di Francia, Savoia, Venezia, Genova, Bologna, Massa e Roma.
Prodottane una grande quantità le sparse in tutta Italia e soprattutto in Veneto, per mezzo di Salomone, detto Flaminio, ebreo e negoziante veronese. Guglielmo ordinò al luogotenente di incarcerare l’Anglese, ma Baldissori lasciò fuggire lo zecchiere e poi scomparve.
Guglielmo fece arrestare Salomone e raccolse le prove del reato: il 20 novembre 1598 il podestà di Tresana condannò al rogo il maestro di zecca e il luogotenente alla forca, e a entrambi confiscò i beni. Salomone pagò anche per i contumaci e morì in carcere.
Papa Clemente VIII, danneggiato dalle contraffazioni delle monete romane e bolognesi, processò Francesco Guglielmo e lo citò a comparire insieme ai suoi complici davanti alla Curia Pontificia: il marchese, consigliato dal granduca Ferdinando de’ Medici, non si presentò e la Curia lo condannò alla multa di diecimila ducati d’oro.Francesco Guglielmo non pagò la multa e fu colpito dalla scomunica: Tresana si ribellò e lo costrinse a riparare a Modena, dove era stato ambasciatore pel granduca di Toscana sino al 1602 e da dove si appellò all’imperatore senza ottenere l’assoluzione.
Il governatore di Pontremoli occupò Tresana per la Spagna e Francesco Guglielmo, per riavere il feudo e i beni, eseguì atto di sottomissione al re di Spagna, ricevendo una nuova investitura e prestandogli giuramento di fedeltà. Nel 1606 il conte di Fuentes ordinò al governatore di restituire al Malaspina il castello e marchesato di Tresana.
A causa della scomunica il governatore di Milano gli consigliò di abbandonare il feudo e ritirarsi. Francesco Guglielmo lasciò Tresana e si stabilì a Mirandola, dove nel 1613 morì.
Gli successe il figlio Guglielmo, che ottenuta l’investitura riaprì la zecca, che nel 1626 fu affittata a Giovan Agostino Rivarola di Genova, tra i più abili contraffattori del tempo.
Il marchese gli disse di battere monete false, e sebbene non potesse provarsi che la frode fosse avvenuta lì, piombò contro il marchese di Tresana l’accusa che già aveva gravato sul padre.
Ripresero le lotte fra
Guglielmo e i suoi vassalli fino al 6 gennaio 1651, quando il Marchese perse la vita per un colpo apoplettico. Il governatore di Milano
s’impossessò del feudo per il re di Spagna, che lo vendette al Marchese
Bartolomeo Corsini di Firenze nel 1660.