Certo i monaci di Abbadia Isola portarono a termine un’opera straordinaria nel bonificare la palude che un tempo si estendeva tra l’abbazia e la fortezza di Monteriggioni. Arie insalubri lasciarono il posto a una pianura coltivabile, a fianco della quale corre la Via Francigena, in uno dei suoi tratti più belli. Lungo la strada canti di uccelli e fruscii nel bosco accompagnano il visitatore in una passeggiata emozionante e coinvolgente.
Ma un’altra pianura si estende oggi dove fino al Settecento si trovava il Lago Verano, bonificato dopo la creazione di un canale sotterraneo; un’opera di ingegneria sensazionale, per i tempi, portata a compimento dal Granduca Pietro Leopoldo. D’intorno un bosco, detto in antichità “Selva del Lago”, che reca memoria di quel passato acquitrinoso, che un tempo accoglieva eremi ed eremiti, ritiratisi nella foresta alla vita di contemplazione; sicuramente l’Eremo di San Leonardo al Lago con la sua abside ancora affrescata è oggetto tutt’oggi, per religiosi e profani, di ammirazione.
Le mura e le torri della fortezza di Monteriggioni danno vita ad una singolare forma di corona, espressione della perfetta armonia tra la struttura dell’edificio e la dolce collina sulla quale si posa. In passato, tuttavia, terribile doveva essere la vista di queste mura per i soldati fiorentini che si apprestavano ad assediarla, tanto che Dante nel Canto XXXI dell’Inferno paragonò le torri a “orribili giganti”. Imponenti si ergono tutt’oggi le mura di Monteriggioni, costruite dalla Repubblica di Siena nel Duecento e conquistate nel Cinquecento dalla nemica Firenze, dopo aver resistito a numerosi assedi.