La figura di Ava fu molto amata dal suo popolo, tanto che ancor oggi sul Montemaggio si raccontano leggende sulla nobildonna. Si dice che quando le persone passeggiavano per il monte in preda ai loro pensieri e alla ricerca di soluzioni per i loro problemi, incontravano una donna vestita in abiti antichi che cercava il loro sguardo e gli sorrideva: era Ava, che avrebbe risolto i loro problemi mandando in aiuto una delle sue sette ancelle, ognuna delle quali aveva una dote speciale.
Firmina e Arania erano le ancelle legate alla vita familiare. Firmina era l’ancella con la passione per i suoni: ascoltando il vento, la pioggia e i canti degli uccelli riproduceva dei canti meravigliosi, che spesso venivano uditi - come segno di buon auspicio - esclusivamente dalle spose nel giorno delle nozze; più avanti nella vita, le donne, ormai madri, avrebbero avuto nuovamente bisogno di una delle ancelle di Ava: Arania. Quest’ultima era molto brava con i bambini: quando si ammalavano, oppure facevano le bizze, Arania portava loro delle “pope”, cioè delle bambole fatte di stoffa, legno o pannocchie, che avevano il potere di guarirli se erano ammalati o di farli addormentare se in preda a un capriccio.
Aranda e Lucilla erano le due ancelle legate al mondo dei sogni, molto preziose per Ava. Aranda amava dormire e faceva molti sogni che poi si rivelavano essere predizioni. Fu molto importante questa sua dote, perché predisse un'epidemia nella palude, quindi Ava riuscì a salvare il suo popolo facendo spostare tutte le persone nella zona più alta della Montagnola. Lucilla era una sognatrice, passava la notte a osservare il cielo e a raffigurare i disegni che creavano le stelle nei diversi periodi; quando un astronomo, al seguito di un cardinale, venne a far visita al castello e vide i disegni di Lucilla ne rimase molto colpito e le disse i nomi delle costellazioni.
Oletta, Nina e Arella sono le tre ancelle legate alla natura. Arella amava le piante e i fiori, ne scopriva sempre di nuove, infatti scoprì delle roselline verdi che chiamò “semprevivo” e che avevano proprietà guaritive. Ava volle che Arella facesse conoscere ai sudditi le proprietà di questa pianta, che divenne molto utilizzata dalla popolazione. C’era poi l’ancella Oletta, a cui Ava insegnò a fare la tela; tuttavia il filo che utilizzavano era bianco e grezzo, quindi la resa dei lavori non era bellissima; Oletta si fece procurare da Arella bacche colorate, terra di vari colori, foglie verdi e petali di papavero, li fece bollire con i fili di canapa e di lino e creò dei fili colorati; i lavori al telaio divennero bellissimi, tanto che Ava volle che Oletta insegnasse quest’arte ad altre donne del Montemaggio. Nina, l’ancella dei boschi, amava gli animali e conosceva molto bene la foresta: quando qualcuno si perdeva sul monte, lei lo aiutava, riportandolo sul sentiero.