Una nonna, una nipote, un tramonto e il crepitare delle storie di un paese attorno a un vecchio camino
Alla finestra i caldi colori di un autunno dorato,
modellato da una natura intenta a giocare con le chiome dei boschi. Dentro la
stanza un camino acceso più per diletto che per necessità. Accanto due figure,
la sagoma dimessa di un’anziana e quella leggera di una fanciulla.
“Nonna, ma Caprese era il cognome di Michelangelo?”
“No”, rispose la nonna sorridendo, “il suo cognome
era Buonarroti, anzi Buonarroti Simoni. Non erano di qui, erano di Firenze. Caprese
era il nome del paese prima che vi fosse aggiunto Michelangelo in onore
dell’artista che è nato qui.”
“Se erano di Firenze, come mai Michelangelo è nato a
Caprese?”
“Perché all’epoca Caprese, che faceva parte dello
Stato fiorentino, non poteva eleggersi un proprio podestà, e ogni sei mesi
gliene veniva mandato uno da Firenze. Uno di questi si chiamava Lodovico
Buonarroti e proprio durante quei sei mesi sua moglie Francesca partorì
Michelangelo.”
“A Caprese c’era un ospedale?”
“No, nacque in casa, come si faceva fino a pochi
decenni fa. La casa esiste ancora. È il vecchio palazzo del podestà. L’hai
anche visto, è dove ora c’è il Museo”.
“Come mai la casa dove nacque Michelangelo è in
piedi e le mura del castello sono rovinate?”
“Perché fu costruita dopo. Il castello era stato
distrutto dal vescovo di Arezzo, Guido Tarlati. A quei tempi i vescovi erano
anche guerrieri e lui era stato addirittura scomunicato. Doveva essere proprio
un bel castello. Si dice che lì, da qualche parte, ci sia la tomba di Totila, sepolto
con tutta l’armatura d’oro…”
“Chi era Totila?”, chiese la bambina guardando
curiosa gli occhi della nonna.
“Totila era un re”, rispose l’altra avvicinandosi al
camino.
“Comandava il popolo dei goti, che avevano
conquistato l’Italia dopo la fine dell’Impero romano. Sembra che una
strega gli avesse predetto che sarebbe morto sopra il manto di una capra... Lui
ne rise e se ne dimenticò. I bizantini in quegli anni volevano conquistare
l’Italia e ci fu una lunga guerra. Lo scontro finale tra Ravenna e Roma avvenne
verso Gualdo Tadino, in Umbria. Totila fu sconfitto e fuggì verso la Toscana,
ma venne ferito.
I goti si fermarono per curare il sovrano che perdeva molto
sangue. Totila stentava a riprendersi. Accorsero alcuni pastori incuriositi e
il re gli chiese: “In che terra siamo?” “A Caprese”. Totila allora prendendo un ciuffo d’erba disse, ecco il manto della capra su
cui devo morire”.
La nonna continuò, “I soldati inseguiti dai
bizantini seppellirono di nascosto il loro re, con tutta la sua armatura d'oro. Ma dove sia,
nessuno lo sa”.
E ora piccola, aggiunse, sarà bene che cominciamo a preparare la tavola per il rientro del nonno. Ma la nipote non ne voleva sapere, le tirava la veste reclamando altre storie…