Due nonni e una nipote mai sazia di storie, stavolta alle prese con una Madonna nel bosco e un mare di castagne
Il sole aveva iniziato il suo declino regalando un
tramonto che rendeva più caldi i colori dell’autunno. Il fuoco continuava a
catturare l’attenzione della donna e della nipote. La nonna prese un ciocco e
lo sistemò nel camino, bisognava cominciare a pensare alla cena. La piccola
però insisteva: “Non hai altre storie da raccontarmi?”
“Non ti sono bastati Michelangelo e Totila, eh”, sorrise
la nonna accarezzandole una guancia.
“Va bene, te ne dico un’altra. Sai dov’è la Madonna
della Selva?”
“No”
“Vicino a Sanprocino, in mezzo a un bosco di
castagni…”
“Perché si trova lì?”
“Perché è lì, in una cappella nel bosco, che apparve
la Madonna”.
“E perché?”
“In quel punto, secoli fa, fu costruito un monastero.
Il bosco era stato donato ai frati da un signore, ma loro non ci si trovavano
bene, non erano eremiti. Così se ne andarono a Sansepolcro. Tutto andò in
rovina tranne una piccola cappella, dove c’era un’immagine della Madonna. Qualcuno
lo considerava un piccolo santuario dove andare ogni tanto a pregare. Agli
inizi del ‘600 la Valtiberina fu colpita dalla peste. Caprese mise delle guardie
al confine con Anghiari perché nessuno portasse qui la malattia... Nel bosco
era freddo e le guardie entrarono nella cappella. Per scaldarsi accesero un fuoco,
proprio sotto la Madonna, allora avvenne il primo miracolo: il dipinto rimase
intatto. La peste passò e cinque anni dopo a Giulia, una donna che andava
lì ogni mattina a recitare il rosario, apparve una signora vestita di azzurro: le
disse che in quel luogo voleva un suo santuario”.
La nonna si alzò per affacciarsi e godere del
tramonto.
“Quando torna il nonno mettiamo su una padellata di
castagne!”
Il rumore del motore in garage diceva che il momento
era giunto.
“Nonno! Che c’è in quel sacco?”
“Marroni! Ora ne prepariamo una padellata”.
Detto ciò si mise seduto e iniziò a incidere i
frutti per poi metterli in una padella bucherellata.
“Li mangiamo tutti?”
Il nonno sorrise. “No! Un po’ ne portiamo alla
cooperativa che li trasformerà in farina. Sai, il nostro marrone è molto
ricercato. Dal 2009 ha ottenuto il marchio DOP”.
“Ma dove li hai trovati?”
“Nel castagneto”, rispose la nonna sedendosi vicino al marito, “che è un bosco
di castagni. Quasi tutti qui a Caprese ne hanno uno. Una volta in ogni
castagneto c’erano delle costruzioni chiamate seccatoi, servivano sia da riparo che per far seccare le castagne, prima
di essere trasformate in farina. Purtroppo con il tempo molti sono andati
distrutti, però qualcuno ha retto e ancor oggi è possibile vederlo nel
sottobosco. Sai perché al marrone di Caprese è stato dato un marchio? Perché è più
piccolo, con delle striature più marcate, ma soprattutto perché è più intenso e
più dolce. E siccome ti piacciono le storie ti dico che nei castagneti della Celle,
sopra Fragaiolo, vive un gigante!”
“E tu l’hai visto?”
“Certo”, rispose ammiccando al marito, “e anche il
nonno”.
“E avete avuto paura?”
“Ma no! Il gigante è un castagno secolare, uno dei più
grandi dell’Appennino!”