Il vino è da sempre un compagno di vita da queste parti. Sicuramente
Terricciola ed il vino sono intimamente legati fino dai periodi più antichi della loro storia, facendo del prodotto uno dei fondamenti culturali più importanti di questa comunità. Con la fine dell'età etrusca (I sec A.C.) e con l'avvento di quella romana, le testimonianze archeologiche si fanno più rare, ma sicuramente la produzione ed il consumo del vino non cessarono specialmente come fonte di guadagno per le tante ville romane rintracciate sul territorio comunale. Le cronache riportano che nel Medioevo era credenza che l'acqua fosse un veicolo propizio per la diffusione di pestilenze e malattie cosicché si preferiva di gran lunga bere esclusivamente vino. Le tracce più certe provengono da San Piero, dove durante gli scavi di un piccolo villaggio del 1250 circa, sono stati ritrovati dei boccali da vino in maiolica arcaica. Si presume che fino all'alto medioevo i monasteri presenti quali l'antica Badia di Morrona producessero con regolarità, perlomeno per il loro consumo interno.
Fondatore della Badia, o Abbazia, fu il grande conte Ugone, nel 1089. Ricco e potente, dette lustro e importanza all'Abbazia. Il primo abate a reggere il priorato, di cui si conosce il nome, fu Martino, eletto nel 1092. Dall'atto che ci fa conoscere tale nomina si evince che già a tre anni dalla sua fondazione l'Abbazia era diventata così ricca e i suoi terreni così vasti da non poter essere coltivati dai soli monaci e che servi del popolo e braccianti venivano assoldati nei momenti delle semine, dei raccolti e della vendemmia. Nel 1109 il conte dona ai monaci camaldolesi la chiesa e il monastero, tenendo per sé e i suoi eredi il patronato. Negli anni il papato romano conferma sempre ai camaldolesi la proprietà dell'Abbazia e dei suoi territori sotto la giurisdizione del vescovato di Volterra. Nell'anno 1482, con atto di forza militare, il vicario del vescovo di Volterra, assedia brevemente l'Abbazia e ne prende possesso insieme alla tenuta
In una terra tanto devota al vino, l’acqua causò uno storico contenzioso con la Chiesa Cattolica che addirittura portò a un editto di scomunica. I fatti risalgono al 1735 quando un editto della Sacra Inquisizione di Pisa si abbatté su chi si fosse abbeverato alla fonte. La storia racconta che da quella sorgente sgorgava un’acqua particolarmente bianca, proprio come il latte. Sarà per questo che un contadino portò alla fonte la mucca che non riusciva ad allattare il vitellino. La mucca bevve l’acqua e da quel momento in poi non ebbe nessun problema ad allattare il suo piccolo. La storia si diffonde velocemente e alla fonte arrivano, anche da fuori, centinaia di donne. Mamme che non possono allattare, in stato di attesa tutte a bere dalla fonte che prende così il nome di Fonte delle donne. Sarà stato questo assembramento, sarà stato che alla Chiesa non piaceva l’idea che una fonte facesse “miracoli”, fatto è che la Curia, ricorse perfino alla Santa Inquisizione.