Un luogo di pietra e di vino
Radda è un luogo tanto particolare, quanto tipico della zona del Chianti. Il centro dell’antico paese occupa il crinale dello spartiacque tra i bacini dell’Arno e dell’Ombrone. Le strade seguono l’andamento allungato dei paesi che si sono originati nel primo medioevo. La piazza più antica, detta Del Castello, è circondata dal borgo nella parte più alta del paese, ma col tempo ha perso la sua centralità, sostituita da quella dedicata a Francesco Ferrucci - il più importante tra i podestà che Radda abbia mai avuto, che vede affacciarsi sulla “sua” piazza proprio il bel Palazzo intitolato alla carica che ricopriva. Le regole urbanistiche del tempo abbandonano, qui, il loro rigore per dar modo alle costruzioni di assecondare la morfologia del terreno; il decumano, piegandosi in un’ampia linea sinuosa, rimane l’asse stradale principale e oggi è costellato da vivaci negozi.
Qui si può vedere, come in un palinsesto, la storia degli edifici e ammirare le tracce delle strutture medievali, costruite in pietra alberese dal tono biancastro, integrate all’interno di mura e torri difensive più tarde. Insomma, un autentico esempio elegante e suggestivo del più antico stile castellare di origine, probabilmente, longobarda. Come longobardo sarebbe anche il toponimo, legato al comune prefisso “Radi-”: pochi sono gli antichi paesi chiantigiani che richiamano così chiaramente le loro origini germaniche. Il borgo è circondato da un mirabile paesaggio toscano, frutto del lento lavorìo di innumerevoli generazioni di contadini, caro non soltanto ai numerosi abitanti rimasti, di antica stirpe chiantigiana, ma anche al viandante che trovandosi ad attraversare queste contrade, consapevole o meno dei tanti riferimenti paesistici della pittura rinascimentale, spesso si sente misteriosamente “a casa” in questo ambiente di pace, armonia e serenità che costituisce un’eredità per tutti.
Le antiche case coloniche, anch’esse in alberese, sono un’eloquente testimonianza di un passato di mezzadria umile ma civile, per molti secoli nel largo ambito di influenza fiorentina. Col passaggio, nel secondo dopoguerra, a una più moderna agricoltura, quasi tutte le case, ammirate per la loro scarna bellezza, sono state riadattate a residenza, con rigoroso rispetto delle giuste norme architettoniche. Prima sono stati gli stranieri a farlo, ma seguiti nel tempo dagli stessi figli e nipoti dei mezzadri, il cui stile di vita si è evoluto mantenendo però la secolare operosità, rivolta adesso al turismo oltre che alla coltivazione della vite. Qui basta davvero guardarsi intorno per sentirsi rinascere l’anima.