Un territorio che affascinò Da Vinci e che continua a conquistare con la sua offerta enogastronomica, culturale e naturalistica
Era l’ultima domenica di settembre del 1615 quando Giovanni Concini, allevatore del Pratomagno, scese verso il paese di Terranuova per la grande festa del bestiame. Il granduca di Toscana Cosimo II aveva concesso al castello valdarnese di tenere una fiera, quella che poi sarebbe divenuta la Fiera del Perdono. Giovanni attraversò quei sentieri che costituivano una delle più interessanti attrazioni del territorio e che ancora oggi sono percorsi dagli amanti della vita all’aria aperta. Una natura speciale, morbida come i colli toscani, ma caratterizzata dalle Balze, formazioni rocciose scavate dall’acqua e dal vento nel corso di millenni. Un paesaggio a cui neppure il Beato Angelico e Masaccio e Leonardo Da Vinci, avevano saputo resistere a tal punto da lasciarsene segnare i personali percorsi e talvolta le loro stesse opere, come nella celebre Gioconda.
Giovanni Concini, lontano parente del Principe Concino, proprietario di uno dei palazzi più antichi del centro di Terranuova, non sapeva che quel contesto sarebbe divenuto un giorno una meta privilegiata dagli amanti del turismo rurale, delle camminate e delle soste nei piccoli borghi che caratterizzano ancora le colline (Malva, Persignano, Piantravigne, La Penna, ecc.). Giovanni scendeva fremente, si trovava nel bel mezzo di un territorio spettacolare che nell’arco di pochi chilometri baratta le Balze con l’acqua del fiume Arno e si apre alla Valle dell’Inferno, un luogo sospeso, dove il concetto di tempo tende a diluirsi e all’Oasi di Bandella, una Riserva naturale circondata da boschi di querce, abitata da cormorani, nibbi e falchi. Giovanni conosceva quel luogo, anche se la presenza dell’acqua scoraggiava chi come lui portava a pascolo il bestiame. Il buon Concini non avrebbe mai immaginato che un giorno, quella “palude” sarebbe divenuta un’oasi rigogliosa da attraversare in barca in un mite pomeriggio estivo per goderne del silenzio, dei profumi e dei colori.
L’allevatore stava raggiungendo la folla, lasciandosi alle spalle l’antica strada Cassia Vetus (Setteponti). Quel tratto puntinato di affascinanti Pievi Romaniche (come Gropina) e itinerari del gusto tra cui quelli delle Terre del Vino di Arezzo, oggi da percorrere in auto fermandosi per degustazioni e per ammirare il paesaggio di vigne e verde a perdita d’occhio prima di perdersi nella vicina valle dell’Ascione, dove il vino lascia il passo ai prodotti caseari più tipici e alle carni pregiate.
Giovanni raggiunse la festa ignaro della sua più grande fortuna: vivere in una terra ricca di arte, paesaggi suggestivi e tradizioni, ancora vive. Concini amava le feste soprattutto quelle contadine quando le aie si riempivano di gente per celebrare qualche avvenimento. In quei momenti si mangiava fettunta, pecorino fresco e fagioli zolfini e si ascoltavano i più ruspanti dilettarsi nel canto in ottava rima (tradizione ancora viva a Terranuova), poi si alzava lo sguardo al cielo e si affidava a qualche stella il desiderio di un’annata di buon raccolto.