Un olio dal profumo fruttato, leggero e dal sapore delicato, così gli esperti descrivono l’olio di Seggiano quello prodotto dall’olivastra seggianese, una varietà particolarmente pregiata. Qui l’olio è sempre stato di casa, grazie al clima particolare e a questa varietà di olive che si possono coltivare fino a 500 metri sopra il livello del mare e che resiste bene alle basse temperature. I Romani in particolare dettero grande impulso alla coltivazione dell’olivo dando vita a vere e proprie aziende agricole. La qualità dell’olio è sicuramente migliorata con il passare dei secoli e oggi è una vera eccellenza. Talmente delicato da essere diventato un ingrediente indispensabile per la preparazione dei dolci tipici di queste zone. Con l’olio infatti, assicurano anche i pasticceri, i dolci sono più soffici e delicati.
Dove, allora, se non a Seggiano poteva nascere un museo dedicato all’olio e a questa particolare varietà. Un progetto avveniristico, nato grazie al lavoro di un gruppo di architetti. Originale perché secondo i promotori “prende in esame in modo dinamico aspetti particolari delle piante – e dell’olivo nel caso specifico – quali… le reazioni, gli input emotivi e… l’intelligenza". Proprio così, l’intelligenza: perché a quanto sembra anche le piante ne sono provviste. Il museo è un percorso innovativo e coinvolgente che parte dalla grande cisterna situata sulla cinta muraria dove al suo interno è stata creata un’installazione unica nel suo genere. Si tratta di un olivo recuperato da una frana sospeso in questo grande spazio con le sue radici. Questa pianta è la più grande del mondo alimentata con tecnologia aeroponica; in pratica vapore acqueo, la cui realizzazione è stata sperimentata e verificata presso il laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale della Facoltà di Agraria di Firenze, partner scientifico del progetto.
Niente musei chiusi, nessuna sala da visitare, nessun ordine prestabilito e nessun percorso obbligatorio da seguire. E’ il giardino di Daniel Spoerri, danzatore, pittore, coreografo e scultore che dal 1997 ha dato vita a un parco di 16 ettari dove ospita ben 113 opere realizzate da 55 artisti diversi. La particolarità del parco sta proprio nel fatto che le opere sono a diretto contatto con la natura. Grandi e piccoli potranno passeggiare tranquillamente all’aperto, godendo del panorama rigoglioso che questo versante del Monte Amiata offre ai suoi visitatori, incontrando, nel loro percorso, installazioni ed opere d’arte.
Le opere spaziano dalla mitologia, alla Morte, all’Eros, all’astrologia (l’intera opera astrologica di Eva Aeppli è esposta qui) non disdegnando però anche sperimentazioni forse audaci, come la Scultura Sonora di Soto e la “Chambre No.13”, installazione in bronzo che confonde i sensi del visitatore.