Nell'undicesimo secolo, poco dopo la conclusione della prima crociata, un santo eremita giunse dai territori di Gerusalemme fino ai boschi selvaggi della Maremma. Scelse una radura nascosta tra Monte Stella e Monte Tavolone, nei pressi di Scarlino, come suo rifugio e lì costruì una semplice capanna, erigendo una croce sul tetto come simbolo della sua fede. Il suo isolamento, però, non durò a lungo: presto altri due santi eremiti lo raggiunsero, attratti forse dal richiamo di quella sacra solitudine. Anche loro costruirono le loro umili dimore, sormontate anch'esse dalla croce, formando una piccola comunità devota.
Col passare dei secoli, dopo il XIII secolo, la memoria di quei tre santi eremiti rimase viva nei cuori della gente del luogo. Si decise così di erigere un convento nel medesimo luogo in cui quei santi avevano trascorso i loro giorni di preghiera e silenzio. Tuttavia, la vita del convento non fu facile: incursioni e assalti minacciarono costantemente la tranquillità di quel luogo sacro, finché un giorno, il convento venne dato alle fiamme. I monaci che vi abitavano furono catturati e ridotti in schiavitù, segnando la fine di quell’esperienza pacifica.
Anni dopo, una giovane donna ricca e bella, vestita sempre di bianco, decise di far rinascere quel luogo. Conosciuta in seguito come la Dama Bianca, volle costruire una nuova dimora sulle rovine del convento, dove sperava di vivere una vita di serena solitudine insieme al suo amato sposo, lontana dalla gelosia che provava nella città. In quel luogo remoto e tranquillo, lontano dal mondo, i due trascorsero giorni felici, immersi in un’idilliaca pace.
Con il tempo, però, l'amato si sentì prigioniero di quella vita isolata e della gelosia della Dama Bianca. Una notte, prese il cavallo e fuggì, senza mai più fare ritorno. La Dama, col cuore spezzato e divorata dal dolore, si rinchiuse nelle sue stanze, rifiutando ogni contatto col mondo fino a consumarsi nella solitudine e nella disperazione, morendo infine tra quelle mura nello stesso momento in cui un forte vento faceva battere la campana dell’ormai distrutto convento. Da quel giorno, la leggenda narra che, durante alcune notti, si possa intravedere una figura vestita di bianco cavalcare un destriero dello stesso colore, mentre si odono i suoi lamenti strazianti accompagnati dal suono fievole e lontano di una campana.