Quel giorno, quei momenti, tutto – oggi – torna vivo. Fuori piove, è il 2017 e i vetri della tramvia sono appannati. Tecla li guarda, ci rivede la sua vita. Italo, quella città a due passi da Firenze che ancora doveva nascere, dove c’erano campi, contadini, qualche villa con il padrone. Tutto in venti minuti, su quel tram di nuove rotaie che la conducono da Piazzale della Resistenza fino a Santa Maria Novella. Oggi che i campi non ci sono più e un architetto di nome Rogers ha tirato su un centro moderno, con i negozi, le luci accese a festa. Altra gente, altra vita che scorre. Le colline che la guardano da lontano. Il Mulinaccio. Apre la borsa, tira fuori un blocco. Segna con il lapis nuovi itinerari, altri viaggi, altra vita. Getta gli occhi su Italo, seduto davanti a lei. Ottantasei anni e una promessa mantenuta.