Banalmente di San Giovanni Valdarno prediligo la centralissima piazza Masaccio con il Palazzo di Arnolfo a fissare austero chi ci transita davanti. Citato dal Vasari, la struttura vanta un elegante porticato e sulla facciata più di duecentocinquanta blasoni i quali – se osservati dalla distanza – rendono l'insieme simile a un fiero generale che mostra le medaglie al petto mentre ripete la propria aneddotica di guerra. Tuttavia, studiando gli scorci attraverso spessi occhiali scuri, al netto dei cenni manualistici non posso evitare di riflettere sul dato che esattamente lì mi sono scoperto mediocre rigorista, decoroso autore di cross funzionali per terrificare i passanti e su quei mattoni ho scorto una sera Andreotti che camminava di buona lena: dato curioso, al contrario delle suggestioni vignettistiche, era un tizio abbastanza alto. E riassaporo d'incanto la passione per la locale architettura settecentesca (da sempre ritengo che i palazzi risalenti a quel periodo possano essere abitati unicamente da gente con specchiati valori morali) nonché il lungofiume curatissimo verso lo stadio. Dentro il museo della basilica la splendida Annunciazione del Beato Angelico e devo ricordarmi di nominarla nel pezzo, magari a discapito dei trentatré gol di Ciccio Baiano con la maglia della Sangiovannese, dal 2002 al 2008: posso farcela.