Tra borghi, colori, silenzi, grandi spazi e la memoria dei minatori
Ribolla è nata intorno a una miniera di lignite come villaggio “fabbrica”. I segni di questo passato sono evidenti ancor oggi, almeno quanto la causa della tragedia che segnò la fine della sua miniera. Scrive Luciano Bianciardi ne La vita agra: «Rimasi quattro giorni nella piana sotto Montemassi, dallo scoppio fino ai funerali, e li vidi tirare su quarantatré morti, tanti fagotti dentro una coperta militare. Li portavano all'autorimessa per ricomporli e incassarli [...]. Alla sala del cinema, ora per ora, cresceva la fila delle bare sotto il palcoscenico, ciascuna con sopra l'elmetto di materia plastica, e in fondo le bandiere rosse. Venivano a vederli da tutte le parti d'Italia, giornalisti con la camicia a scacchi, il berrettino e la pipetta, critici d'arte, sindacalisti, monsignor vescovo, un paio di ministri che però furono buttati fuori in malo modo. [...] E quando le bare furono sotto terra, alla spicciolata se ne andarono via tutti, col caldo e col polverone di tante macchine sugli sterrati. Io mi ritrovai solo sugli scalini dello spaccio, che aveva chiuso, e mi sembrò impossibile che fosse finita, che non ci fosse più niente da fare.»
Antonio Magrini nacque in una famiglia molto povera vicino al Belagaio e iniziò a lavorare fin da bambino. Prima pastore, poi boscaiolo. Cercò lavoro all’estero, poi in una miniera, ma insieme ad altri venne licenziato. Per il torto subito fu ammazzato un sorvegliante. Il Magrini si accusò dell’omicidio e, per fuggire alle forze dell’ordine, si dette al brigantaggio. Nasce così il Basilocco. Le storie di paese lo raccontano come “brigante buono”. Basilocco era solito frequentare alcune famiglie contadine. In una di queste famiglie finì la sua vita. Nella tenuta di Peruzzo vicino a Roccatederighi, Basilocco era solito giocare a carte in un podere. I carabinieri lo sorpresero e dopo un conflitto a fuoco lo uccisero. Basilocco morì la sera del 15 febbraio 1904, a soli 28 anni.
Storia di guerra quella di Montemassi. Guidoriccio da Fogliano guidò l’assalto al Castello di Montemassi nel 1328. L’assedio fu lungo e il condottiero di origine reggiana riuscì nell’impresa costruendo un battifolle per superare le difese. La conquista è narrata nel grande affresco di Simone Martini nel Palazzo comunale di Siena.
Storia d’amore a Sassoforte. Sopra agli abitati di Roccatederighi e Sassofortino, in cima al Sassoforte, ancor oggi, si ergono imponenti mura del castello. Una leggenda popolare narra che sotto un castagno, oggi millenario con un tronco di quasi 10 metri di circonferenza, si incontrassero Fredi, giovane rampollo degli Ardengheschi, signori di Roccatederighi nel XII secolo, e la sua amata, figlia di Peppone, feroce signore di Sassoforte. L’amore finì tragicamente per la rivalità tra le due famiglie, Fredi fu ucciso dai fratelli dell’amata. Nel bosco fra Sassoforte e Roccatederighi insieme al Castagno dell’Amore c’è ancora un grande blocco di riolite, il Sasso di Fredi.