Ed il mio borgo è là, sul mare, come nelle vecchie oleografie. Case sempre in lotta col tempo che le offende (Luigi Berti)
Fortunato Napoleone! Questa è un’isola bellissima e Rio Marina il più incredibile villaggio che vi esista. Proibite le risse in tutti i bar. Cognac dell’Elba tre penny. Naturalmente nessun orario. Questo scrisse in una cartolina Dylan Thomas che qui trascorse l’estate del ’47 e vi compose In Country Sleep, la più bella delle sue poesie. Tra il grande poeta gallese e Rio Marina fu amore a prima vista: adorava i suoi paesaggi selvaggi e aspri, le vie strette, le scalinate e il viavai di asini e capre. Nelle bettole, tra minatori e marinai, ritrovava il suo Galles, la stessa gente antica e rude: un pianeta a sé stante, plasmato e segnato da secoli di miniera.
In antico i cavatori riesi estraevano il ferro scavando grotte nel cuore della montagna per seguire l’andamento dei filoni; secoli dopo, con la polvere da sparo, scavavano a cielo aperto aggredendo la roccia con le mine. Così andò avanti finché la rivoluzione industriale stravolse gli antichi equilibri economici e sociali, imponendo orari disumani che impedivano ai minatori di coltivare le proprie vigne. E i riesi, con alle spalle una storia di lotte risalente al Settecento, insorsero a più riprese: nel 1848 liberando i detenuti politici, scacciando il direttore della miniera e devolvendo una giornata di lavoro a favore della Repubblica di Venezia; nel 1911 con uno sciopero epico durato quattro mesi a cui si unirono i marinai; e nel 1920, durante la settimana rossa, con occupazione della miniera e autogestione operaia.
Nei tre cantieri navali riesi i maestri d’ascia costruivano magnifici bastimenti che, comandati ed equipaggiati da gente di Rio, portarono trionfalmente attraverso gli oceani, fin sul Rio della Plata, il nome del nostro piccolo ma audace paese. Una flotta, la nostra, che durante tre secoli, frammezzati da guerre corsare e attacchi pirateschi, arrivò a essere una delle più attive e apprezzate della Penisola. Neanche la marineria fu avara di lotte: nel 1849, i padroni di bastimento, forti del nuovo clima politico, insorsero e costrinsero gli armatori più facoltosi a sottostare a una deputazione democraticamente eletta, che avrebbe ripartito più equamente tra loro i viaggi di minerale e ghisa. Allo stesso tempo i marinai dediti alla stivatura del ferro sui bastimenti, formarono una specie di cooperativa per imporre al Governo toscano turni di lavoro autogestiti e paghe più giuste.
Dal passato abbiamo ereditato uno spirito libero e incline al sociale. Anche la cucina tradizionale riese trae origine dal nostro passato di minatori e naviganti. E se la nostra storia marinara, oltre al famoso mausoleo Tonietti di Adolfo Coppedè, ci ha trasmesso amore e competenza per il mare e per la vela, il nostro passato di minatori, oltre a un paesaggio unico, dominato dalle ocre gialle e rosse delle cave dismesse, ci ha lasciato una vasta aerea mineraria adibita a parco, un importante museo mineralogico e migliaia di miliardi di minuscoli cristalli di ematite che fanno brillare spiagge e strade.