Immaginate una grande piazza dove si svolgeva un mercato che attraeva visitatori e mercanti dalla vicina Emilia e dalla Lunigiana. Un luogo di traffici e di scambi attorno a cui ruotava una vita fatta di artigiani e imprese, chiese e locande. In epoca medievale tutto questo era Piazza al Serchio e a quel suo essere appunto piazza, deve ancora il suo nome. Questo era il più importante nodo viario dell’Alta Garfagnana, non solo le strade confluivano in questo luogo ma anche i fiumi. L’antica Via Clodia che i romani costruirono per intensificare i traffici con Roma, passava proprio da una delle frazioni di Piazza al Serchio, la “Sala”; qui si biforcava proseguendo da una parte verso l’Emilia e dall’altra verso la Lunigiana. Per quanto riguarda i corsi d'acqua invece, il Serchio di Sillano è qui che si unisce al Serchio di Gramolazzo, dando origine al fiume che, con il suo corso, caratterizza tutta la vallata.
Se tutta la Garfagnana è piena di castelli, è qui che si raggiunge il primato. Nel raggio di un chilometro ne sono racchiusi ben quattro. Sono l’eredità del feudalesimo quando qui regnavano i vescovi di Lucca che, fortificando il territorio, cercavano di mantenere la loro autonomia. Costruirono così i loro castelli vicino ai ponti in modo da avere un maggiore controllo e una migliore difesa. Tracce di quelli che furono i castelli di Piazza al Serchio sono: La Rocca di Castelvecchio, costruita sulla cima di una roccia vulcanica (qui chiamati Doglioni) e il Castello di Santa Margherita, collegato attraverso un sentiero a Piazza al Serchio tramite l'antico Ponte del Molino.
Un museo ricco di fiabe, leggende, spauracchi dei bambini, credenze su animali, piante, acque, rocce, fenomeni atmosferici, pratiche contadine e molto altro, insomma una raccolta di racconti che hanno rappresentato per secoli la geografia dei territori dal punto di vista delle popolazioni che li abitavano. Questo è il Museo dell’Immaginario di Piazza al Serchio. Il materiale è quello del Centro di Documentazione della Tradizione Orale di Piazza al Serchio che negli anni, ha collezionato storie, racconti e credenze dalla maggior parte delle regioni italiane, diventando il più grande punto di raccolta nazionale. L’intento è quello di recuperare e conservare, per quanto ancora possibile, la descrizione dei luoghi e le storie che i nostri antenati hanno costruito nei millenni come parte integrante e arricchente del paesaggio. Perché “ i racconti sui folletti del bosco sembrano finiti, ma la struttura umana che li ha prodotti è ancora attiva e produce altri folletti in altri boschi”.