“Il sito è tutto scoglioso, di figura rotonda, sebbene irregolare, circondato e racchiuso da mura castellane, ora in parte guaste o rovinate, l’aria vi è salubre, e la sua campagna è di media e adeguata fertilità a grani e a biade”. La descrizione è di uno studioso del 1700 ma potrebbe essere scritta oggi. Piancastagnaio, l’antico borgo ai piedi del Monte Amiata, custodisce immagine e storie che si tramandano da secoli. Ha ispirato poeti e scrittori, Carducci e Montale in particolare ne furono affascinati durante l’autunno, quando i boschi si colorano e si diffonde il profumo delle castagne e dei funghi. Carducci ricorda i “candidi soli”, il “mormoreggiar di selve”, il “sussurrio di stelle cadenti”. Eugenio Montale descrive in Autunno Piancastagnaio come: “… un paese remoto e dolce sospeso nel vuoto come un pugno d’api oscillanti sul ramo… il profumo nella sua stanza di mele cotogne…"
Terra di streghe come tutto il territorio amiatino. Leggende spesso terribili, raramente con un buon finale. Le streghe di Piancastagnaio invece ci regalano un finale a sorpresa. La storia racconta che si fossero annidate dentro una vasca di pietra nel giardino della villa Bourbon ai margini del paese. Si dice addirittura che avessero scavato dei cunicoli sotterranei per raggiungere la vasca senza farsi vedere. Una notte giunsero lì per mettere in atto un piano terribile, avrebbero rapito un bambino e lo avrebbero ucciso. Sottrarlo nella notte ai genitori fu facile ma quando si ritrovarono al bordo della vasca e dovettero decidere chi l’avrebbe soppresso, nessuna se la sentì. Per quanto streghe maligne, si dice, che ognuna era anche madre. Indugiarono così a lungo che in paese si accorsero della scomparsa del bambino. Il padre fece così in tempo a raggiungere le streghe a farsi riconsegnare il piccolo.
La castagna qui è vita. Negli anni più bui ha sfamato intere generazioni. Uno dei frutti più preziosi che si ricavano dai folti boschi che circondano Piancastagnaio. Oggi che la castagna non è più associata alla miseria e alla fame si festeggia volentieri la sua stagione. Dagli anni ’60 per volontà popolare la festa della castagna si chiama “Crastatone”. Il termine deriva dal verbo un pò storpiato “crastare”, ovvero l’atto di tagliare la castagna prima di metterla sul fuoco, da cui “crastata” (caldarrosta). La festa si tiene il primo novembre e nel fine settimana più vicino. Migliaia di persone affollano il centro in un’ atmosfera unica con le contrade, i ristoranti, le osterie, le enoteche e le locande che offrono una cucina ricca di tradizione esaltando i sapori amiatini d’Autunno.