Un paese di fronte e attraverso ~ di Andrea Bellucci
Appena 50 anni fa l’acqua era il nemico. La dolcenera di cui aver paura. Da ingabbiare, da ignorare, da cui difendersi. Oggi quell’acqua, rappresentata dal torrente Pesa e dal fratello maggiore Arno, è un alleato. Da coltivare, curare e in grado di restituire più di quanto chiede. E allora si parte per attraversare i tanti chilometri della pista ciclabile che passa per il territorio di Montelupo e che corre proprio lungo il Pesa. Offre tesori nascosti fra una Villa Romana e una chiesa divenuta Museo Archeologico, una Villa Medicea e un viale alberato riparo di generazioni in cerca di refrigerio e socialità. Un tunnel di pioppi incantati che toccano punti di una bellezza inaspettata. Partire è facile, difficile è fermarsi. Ma si può anche scegliere di percorrere l’altra strada, quella che passa lungo l’Arno e che attraversa luoghi sconosciuti anche ai cittadini dalle radici più antiche. Il “dietro” delle case della patria dei terracottai.
Fermatevi un attimo, partite dal centro di Montelupo. Una barca racconta ancora dell’acqua, ma siamo sulla terra. Vecchie foto testimoniano di una vita sociale, oggi come prima. Prendete via Baccio, al secolo Bartolomeo Sinibaldi - artista di prim’ordine - e percorretela fino al bel loggiato. Siete arrivati al palazzo del Podestà. Sede fino al 1982 del Comune e poi fino al 2008 del Museo della Ceramica. Troverete qualche bella esposizione o qualche evento da seguire. Oppure perdetevi tra le strade. Per puro caso troverete statue, opere d’arte, presenze che vi osservano. Forse è venuta l’ora di visitare il Museo della Ceramica.
Samminiatello o San Miniatello? Oggi la prima, ieri sicuramente la seconda. La patria dei domatori del fuoco, della terra e dell’acqua. La casa delle terracotte, dove da un pezzo di mota esce un vaso, ché uno si chiede da dove venga fuori tutto quel vuoto. Le case strette attorno a una strada anche lei stretta. Lì c’erano fornaci e ci sono ancora uomini che lavorano elementi primordiali, più antichi della stessa umanità.
Salire al “Castello” è faticoso, tanto più che si cerca un Castello che non c’è. C’è una bella prioria. Però aprite gli occhi. Riposatevi e volate alto sul paesaggio di Montelupo. Lo leggete come un libro. Proprio come un libro anche questo è stato scritto dagli uomini. Anche senza droni potete volare sopra alle case, alle chiese e a perdita d’occhio. Sudati ma felici.
Non c’è paesaggio, opera d’arte, laboratorio, casa, chiesa, terra o fiume se non c’è l’uomo. E quello che tiene tutto insieme è proprio l’attività umana. “Chi oggi si reca per quel di Montelupo Fiorentino, trova gente cordiale, ottima cucina e una miriade di fornaci” diceva trenta anni or sono Carlo M. Cipolla. Sicuramente molte cose sono cambiate a Montelupo da allora, ma non la cordialità e la simpatia degli abitanti. Tornate quando volete. Magari a giugno, quando la Festa dedicata alla Ceramica da 25 anni, riunisce tutti gli elementi cui abbiamo accennato, con la presenza determinante del quinto.