In passato, tutti coloro che intendevano visitare Massa Marittima, come semplici visitatori o mercanti, dovevano passare per il lago dell'Accesa. Tuttavia, contrariamente ai sentimenti di leggerezza e spensieratezza che portano con sé gli specchi d’acqua, il Lago dell’Accesa scatenava un’immensa inquietudine tra gli uomini. Tale sentimento nasceva dalla leggenda sulla formazione dello stesso bacino idrico, ovvero sull'immenso disastro naturale accaduto molti anni prima. Si dice, infatti, che il cataclisma fosse il risultato di una punizione divina nei confronti dei contadini che, per effettuare i lavori di mietitura, si rifiutarono di dare omaggio a Sant’Anna durante le sue feste.
Si dice, infatti, che il giorno del disastro i contadini, dimentichi e ignoranti sulle feste in onore della santa, si fossero riversati prima sui campi a lavoro e poi tra le strade della contrada festeggiando il frutto dei loro sforzi. Sembrava quasi che gli uomini sfidassero la divinità: i ricchi risultati della terra erano frutto del loro lavoro e non della benedizione della santa. Avrebbero potuto vivere e crescere da soli, senza l’aiuto e il supporto di nessuno.
La sfida divina andò avanti fino a notte fonda; finché un lampo squarciò l’aria e la terra iniziò a tremare. Tutti si fermarono e le urla di festa si tramutarono velocemente in urla di terrore. La terra si aprì velocemente e in pochi istanti l’intera contrada fu inghiottita nelle profondità della terra, portando con sé tutti i contadini peccatori tra grida e urla disperate. La voragine si chiuse sopra i dannati e, nello stesso luogo, comparve un piccolo lago di acqua cristallina. In qualche istante si passò, dunque, dalle grida più disperate al silenzio più assoluto.
Ancora oggi il Lago dell’Accesa è uno dei luoghi più silenziosi e tranquilli della Maremma. Tuttavia, solo per una sera, alla vigilia della festa di Sant’Anna, si dice che questa tranquillità venga disturbata dalle urla di dolore degli spiriti delle vittime, perse in un limbo tra morte e dannazione.