Nella lingua parlata tra le gole di Minucciano, isolata e protetta, è rimasta traccia della parlata etrusca?
In un’estrema propaggine toscana, chiusa in una gola perduta, si
cela - tra le Apuane e gli Appennini - un territorio custode di un segreto, mistero che lascia tracce nelle pieghe del linguaggio di un pugno di
villaggi che si raccolgono sul fronte del Passo dei Carpinelli, nell'antico territorio che accoglie la grande
vallata di
Minucciano.
In questa terra, che è Garfagnana e in qualche modo anche Lunigiana, si parla un dialetto strano, indecifrabile, che non ha a che fare con nessun’altra parlata e che per alcuni - i
pochi cocciuti che si sono spinti a occuparsi di una lingua perduta in questa
valle da sempre poco frequentata - cela un segreto iscritto nel suono e nell’etimologia di parole spesso incomprensibili e
difficili da restituire foneticamente.
Quando qui si dice gorpa si può forse intuire l’allusione alla volpe, ma uigghia per scopa o maron per zappa hanno spinto uno studio degli anni ’70 a un’ipotesi che rende la lingua di Minucciano - non capita ad appena pochissimi chilometri al di fuori di questa valle - unica al mondo. La nostra lingua - ecco la suggestione che si intreccia con la leggenda e vibra nel lavoro dei linguisti - rimanderebbe a quella degli etruschi. Le nostre parole dall’imperscrutabile etimologia sarebbero ciò che ancora sopravvive di un antichissimo avamposto etrusco, che protetto dal segreto di questa gola chiusa tra i monti sarebbe sopravvissuto anche all’implacabile colonizzazione romana.
Oggi passare una giornata tra i verdi boschi di Gorfigliano, Verrucolette,
Agliano passeggiando per i sentieri che si dispiegano lungo i monti, giungendo
magari alla contemplazione del lago di Gramolazzo (e nelle sue acque
vedersi specchiare il Pisanino, vetta più alta delle Apuane), o scoprire le vestigia dell’Ospitale di Tea, di Bergiola, o la Chiesa Vecchia di
Gorfigliano - antico castello arroccato su un colle che domina gran parte della
valle - oppure visitare la Pieve San Lorenzo, i borghi di
Castagnola, Sermezzana, Albiano, Metra, Pugliano Antognano e la stessa
Minucciano con la sua torre, o immergersi nelle vallate di Orto di Donna e visitare i santuari in cui gli eremiti vivono ancora applicando
la regola Benedettina -, significa forse battere l’unico angolo al mondo in cui
sia sopravvissuta una traccia linguisticamente viva della cultura etrusca.
Chissà se tanti secoli fa anche dalle parti di Chiusi e di Sorano, di Cortona e Tarquinia il bastone si chiamava vettòn, come lo chiamiamo noi… ma se anche così non
fosse scoprire quest’angolo incantevole perso tra le Apuane è così piacevole che ne sarà valsa comunque la pena.