Ma perché al nome Licciana è stato aggiunto Nardi? Questa storia ce la racconta una pagina del Risorgimento italiano. Qui infatti era nato Biagio Nardi uno dei promotori dei moti di Modena del 1831 che portarono alla liberazione della città e alla fine del ducato.
Sempre di Licciana era Anacarsi Nardi fucilato in Calabria nel 1844 con il gruppo dei fratelli Bandiera e i cui resti nel 1910 furono trasferiti a Licciana e collocati nel monumento-ossario di fronte al Municipio. Nel 1933, proprio per onorare la memoria dell'eroe, il comune assunse il nome di Licciana Nardi. Qualcuno ama definire Licciana "Covo d'eroi", perché, oltre a Nardi, diede i natali anche ad Alceste De Ambris, sindacalista rivoluzionario di inizio secolo.
Un castello, una bella e colta marchesa, una rivalità amorosa e addirittura un intrigo internazionale. Al Castello dei Malaspina non si fecero mancare niente. Il castello di Bastia situato nel borgo omonimo, risale al XVI secolo e venne edificato sui resti di un edificio più antico, la fortezza di Santa Caterina del XIII secolo. Una figura singolare che emerge tra i vari inquilini della fortezza è sicuramente Anna Malaspina, l’ultima marchesa del feudo di Bastia nel ‘700.
Una donna avvenente e dalla spiccata intelligenza che grazie ai suoi rapporti con il ministro Du Tillot, fu coinvolta in una missione diplomatica che aveva il sapore di un vero e proprio intrigo. Avrebbe dovuto recarsi in Francia per contendere a madame De Pompadour i favori di Re Luigi XV. La missione non ebbe successo ma la marchesa conquistò comunque i favori della corona francese tanto da meritare il lascito di una pensione.
Ci sono leggende e storie che accompagnano Licciana Nardi da secoli. Ci crediamo? Forse si, forse no ma nel dubbio hanno continuato a tramandarle per anni. Ormai nessuno sa più chi le ha raccontate per primo.
Si narra ad esempio di una quercia enorme e misteriosa, chiamata di Morian, dove le streghe si adunavano per i loro balli sfrenati durante le notti di plenilunio. Non si sa dove si trovi esattamente, qualcuno dice di saperlo ma non vi ci porterà mai. Addirittura di una città sepolta nella valle del Taverone si parla da sempre. Ha anche un nome, Venelia, e l’avrebbero distrutta i Saraceni. Qualche urna cineraria è stata rinvenuta ma nella leggenda altro non sono che tesori che il diavolo ha trasformato in cenere. Tante altre storie appartengono a Licciana: fantasmi, spiriti, scheletri di giganti rinvenuti nei campi e addirittura una chioccia d’oro massiccio con una dozzina di pulcini. Lasciatevi andare alla fantasia e se qualcuno vi racconta una storia statelo a sentire. Non si sa mai.