Definita da Giosuè Carducci come "Una perla sperduta tra i monti" Fivizzano, fiorita sotto il dominio dei Medici, si guadagnò il soprannome di Firenze di Lunigiana.
C’era tutto perché il paese diventasse teatro di grandi vicende amorose e tra tutte vale la pena ricordarne una che i fivizzanesi rammentano con grande stupore: quella del Conte Giuseppe Maria Felicini, che mise letteralmente a soqquadro la tranquilla vita cittadina.
"Il Conte
Giuseppe Maria Felicini era una delle più losche, corrotte e feroci figure che
sia stato possibile immaginare, dalla mente così torta e dal cuore così
pervertito da mutare ogni buon sentimento in tante espressioni mostruose e
delittuose. Egli fu uno di quei signorotti alle cui gesta Alessandro Manzoni si
ispirò per il suo Don Rodrigo, senza però farne una figura altrettanto
bestiale".
Nato a Bologna nel 1624, nel 1670 si trasferì a Fivizzano nella casa
presso la chiesa parrocchiale affacciata sulla piazza. In un modesto edificio
contiguo abitava Bernardino Lemmi, che sposato con Benedetta Signani, aveva
diversi figli: Barbara, Margherita. Ercole, Elisabetta e Pellegrino, Altea e
Lucia. Pare che il Conte Felicini s’invaghisse di Lucia e pensasse di farla
sua, tanto che il 16 maggio 1672, aperto un buco tra le due abitazioni, la
giovane fu rapita e portata in casa del Conte. La cosa destò grande
indignazione, tanto che il maestro di campo aveva ricevuto ordine dal Gran Duca
Cosimo III di catturare il rapitore, ma la donna prontamente dichiarò di voler
stare col Felicini. “Voglio licenza - essa scriveva - di poter parlare e
praticare con detto signor Conte e con le sue donne di casa come era seguito
per l’addietro da molti e molti mesi in qua con giusto consenso e soddisfazione et utile grandissimo di mio padre, altrimenti mi fosse
lecito a stare dove mi promesse e piacesse”.
Molti pensarono che Lucia avesse scritta questa dichiarazione e per un par di mesi in ogni ritrovo pubblico si commentava il fatto, proponendo le più strane ipotesi. A metà di luglio si sparse però la voce che Lucia fu costretta a scrivere quelle parole, e in poco tempo furono raccolte in Fivizzano tutte le truppe della Lunigiana per una rivista che avrebbe passato un capitano designato da Cosimo III. La mattina del 21 luglio il capitano Cusani ordina per la domenica successiva che tutte le truppe siano schierate in piazza. Alla domenica fissata la piazza di Fivizzano è gremita di soldati, più di 600, e di curiosi. Si legge in un vecchio libro di Nicolò Cavalcani: “si principiò a sparare una grandissima quantità di moschettate alla volta delle finestre di sua casa a ciò nessuno si affacciasse fuori”. Dopo alcuni tentativi di negoziazione il Conte si arrese. In casa si trovarono quattro donne: Maddalena Manfredini, rapita a Bologna, due vecchie e Lucia Lemmi, incinta da due mesi. Il Felicini dopo aver passata una notte nel castello della Verrucola fu portato a Volterra e rinchiuso nella fortezza per più di 40 anni. Ne uscì morto nel 1715.