Purtroppo succede anche nelle feste più riuscite: finire le scorte di cibo e lasciare i commensali a pancia vuota, delusi e affamati. E’ finita proprio così, qualche anno fa, la tradizionale Festa del Porco. Un vero assalto di gente dalle bocche fameliche, tanto che sulle tavolate ben presto non ci fu più niente da mangiare. «E’ la festa della fame e della sete» la ribattezzò qualcuno con il solito spirito toscanaccio. E invece quello fu un nuovo inizio. Dall’anno successivo, il 1998, abbandonata la festa del Porco, finita così male, si inaugurò quella della Fame e della Sete, un modo scherzoso per ricordare il flop. Stavolta fu un successone e ancora oggi a giugno, il borgo si trasforma in una allegrissima festa all’insegna della goliardia e della buona cucina. Dentro le mura vengono allestiti stand gastronomici che offrono le più ghiotte specialità della Lunigiana: testaroli, grigliate, focaccette e la famosa spalla cotta filattierese. I vicoli si riempiono di giovani che vengono da tutta la Lunigiana per una notte bianca all’insegna di musica dal vivo, balli, bevute e naturalmente, dell’abbondanza.
Doveva essere molto bella a vedersi la "Lumacada": una processione religiosa di natura penitenziale che ha resistito nel borgo fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. I fedeli percorrevano i vicoli in fila e una volta al centro della piazza, si avvolgevano a spirale in un disegno che richiamava appunto il guscio della lumaca. Il capo della processione poi usciva dalla spirale nella direzione contraria portandosi dietro il corteo. Una sorta di coreografia molto suggestiva, alla luce fioca dei lumini messi dentro i gusci delle lumache, appoggiati sui davanzali delle finestre o fissati ai muri con l’argilla. La spirale ricorda la simbologia del labirinto. La lumacada si svolgeva il venerdì santo. Poi fu spostata al 27 luglio, giorno in cui si ricordava la Madonna del Terremoto che nel 1903 devastò Filattiera.