Le leggende di Capalbio non si fermano in alto, dove le mura racchiudono secoli di Storia, ma scendono anche a valle, dove la gente che le vive ha poco a che fare con la “Piccola Atene”.
C’è un piccolo borgo sulla strada che si percorre per arrivare al paese medievale, si chiama Borgo Carige. Qui transita solo chi deve fare acquisti o approfittare del piccolo ufficio postale, spesso vuoto, che si trova nella piazza principale. È proprio in questa piazza che nasce la storia della mia famiglia, legata indissolubilmente alla tradizione culinaria capalbiese. La frazione di Borgo Carige nasce negli anni Cinquanta, con la vocazione di aggregare gli abitanti delle campagne circostanti. Il borgo si componeva della chiesa parrocchiale, della canonica, dell’edificio sociale con le botteghe, dell'ambulatorio e dell'ufficio postale – tutto sorgeva attorno alla piazza.
Questo piccolo centro era l’anima della vita sociale degli assegnatari dei poderi dell’Ente Maremma, i quali arrivavano al borgo in sella alle loro biciclette regalategli dall’ente stesso. Nel 1960 il direttore dell’Ente Maremma propose ai miei nonni di aprire un ristorante nell’edificio sociale. I nonni accettarono e così facendo dettero inizio a una lunga storia d'amore tra la mia famiglia e il cibo.
I primi clienti del ristorante Da Decimo erano operai, in seguito iniziarono ad arrivare i cacciatori altolocati, grazie alla Riserva Turistica di caccia. Gli anni Settanta portarono grande lustro alla nostra ristorazione, soprattutto grazie alla vicinanza di Ansedonia e ai suoi ricchi residenti. La cucina che veniva proposta era fatta di sapori autentici, primizie di stagione e cacciagione ricercata, questo il connubio che fece innamorare tantissimi clienti della cucina di mia nonna.
L’acquacotta, un tempo, era una piatto di fortuna che sfamava chi faceva i lavori pesanti. Negli anni questa ricetta ha subito variazioni fino ad arrivare ai giorni nostri e diventare il piatto simbolo di Capalbio. Oggi l’acquacotta non è più un piatto per chi fa lavori di fatica, è diventata pietanza alla moda da provare assolutamente se si visita la Maremma.
Il profumo dell’acquacotta scaturisce in me ricordi di una piazza viva, dove l’estate da bambini giocavamo a nascondino tra una Ferrari e una Mercedes parcheggiate al centro del borgo. Col tempo mia nonna fece di questo piatto il suo biglietto da visita, facendo conoscere – in tempi ancora non sospetti – la tradizione culinaria capalbiese ai salotti dell’alta società.
Erano gli anni Ottanta, adesso Da Decima non c'è più e quegli odori in piazza non si sentono più ma il resto è cambiato poco: i bambini giocano ancora a nascondino, nell’edificio sociale ci sono ancora il bar, il ristorante e le botteghe. L’ufficio postale è sempre lì. La quiete qui la fa da padrona, non c’è differenza tra le stagioni che si susseguono, per molti può sembrare noioso ma per noi significa libertà.