Viaggio nella terra dove si arriva per partire
Non se ne conosce la fondazione ma è noto che sin dal Medioevo lo Spedale di Altopascio accolse schiere di pellegrini in viaggio sulla via Francigena. Di certo si sa che esisteva nel 1084 e che l’ordine di frati che lo gestiva prese come simbolo il Tau, lettera greca che evocava il bardone dei pellegrini alludendo anche alla croce. Presto lo Spedale crebbe, e il 5 aprile 1239 Papa Gregorio IX concesse ai frati del Tau la Regola, facendone un ordine Religioso.
Dalla fine dell’XI secolo ricchi e poveri donarono alla Regola i loro beni per guadagnarsi il paradiso. La proprietà del Tau si espanse su territori sparsi in tutte le zone attraversate dalla Francigena: dalle Cerbaie, a Lucca, dalla Valdinievole, al Valdarno, a Pistoia, Prato, fino a Pisa e Volterra, toccando poi terre oltre la Toscana: Alessandria, Rieti, la diocesi di Napoli, la Sicilia e la Sardegna. La gloria di Altopascio valicò perfino le Alpi e i frati fondarono dipendenze a Parigi come in Spagna.Dal 1280 il campanile di Altopascio svetta con i suoi 51 metri, offrendosi come segno di speranza e conforto ai pellegrini, confortati anche dai rintocchi della Smarrita, la campana voluta nel 1325 da Lazzaro Saggina. Ma dalla fine del ‘300 di un’Altopascio più volte assediata – per via degli scontri tra Firenze, Pisa e Lucca – si finì per perdere memoria. Anche l’istituzione dello Spedale soffrì la crisi che investì la cittadina, e nel 1459 l’ordine cavalleresco dei frati Ospitalieri fu soppresso da papa Pio II. Nel 1773 il Granduca Pietro Leopoldo I chiuse definitivamente lo Spedale e ad Altopascio non rimase che una fattoria di 40 poderi.
Ma i viandanti ormai erano nel destino di Altopascio e a distanza di secoli ripreso a tornare su queste strade numerosi come un tempo. Oggi il paese è uno dei pochi luoghi in cui si respira l’atmosfera degli anni d’oro del pellegrinaggio, qui l’antica sensibilità si è rinnovata attraverso una serie di iniziative che hanno conferito al posto un primato nazionale per quanto riguarda l’accoglienza dei viandanti, sin dai primi anni ‘90. Da allora la foresteria del comune ne ha ospitati migliaia, e così come i Frati del Tau offrivano conforto seguendo una serie di regole codificate (arrivando addirittura a creare un pane dedicato ai viaggiatori), così oggi la tradizionale accoglienza rivive nella tradizione del Calderone, la grande festa che riunisce paesani e turisti il 25 luglio, giorno di San Jacopo. Per l’occasione un vero e proprio calderone sfila per le strade di Altopascio, e chi vi si accosta può trarne un bel piatto di zuppa, in memoria dell’antico dell’antico calderon de’ frati dello Spedale. Oggi come allora il pentolone sfama i pellegrini e un tempo era così famoso da venire ricordato persino da Boccaccio, che nella 10° novella della 6° giornata del Decameron fa descrivere a fra' Cipolla la sporcizia delle vesti di Guccio Porco così cappuccio sovra il quale era tanto untume che avrebbe condito il calderon d'Altopascio.