Il volo a Vinci è un tema che non riguarda solo Leonardo, ma tutta la comunità. Non c’è soltanto il volo del nibbio e i progetti che Leonardo trasse dall’osservazione scientifica delle sue traiettorie. Già secoli prima, con la leggenda di Cecco Santi, i vinciani sperimentarono il fascino della conquista del cielo. Con il fantoccio di Cecco, che ogni anno d’estate viene gettato giù dalla torre del castello dei Conti Guidi, la comunità di Vinci rinnova ancora oggi la gioia per i raccolti del brillante vino rosso e dell’olio dorato del Montalbano.
Il carrello automotore, l’automobile del Genio di Vinci per scenografie teatrali, ci ricorda che il pensiero verso il futuro qui è di casa da sempre. Ci ricorda una terra in cui innovazione, tecnologia e velocità hanno un’origine antica. L’automobile. Sarà forse un caso, ma sembra di vederlo, ancora alla guida del suo rombante bolide rosso “Italia”, il conte Giulio Masetti da Bagnano, vinciano doc e icona dell’automobilismo degli anni Venti, simbolo di coraggio e immagine della velocità di un’epoca: c’era qualcosa di misterioso, una passione che lo legava alla “Targa Florio”, la corsa automobilistica più importante dei suoi tempi. Sembra di vederlo, mentre sparisce dietro una curva, lanciato nel futuro.