L’oro delle Apuane, dagli Etruschi ai Medici ai giorni nostri
Seravezza è al cuore di quell’incantata porzione di Toscana che nel 1513, per volere di Giovanni de’ Medici – Papa Leone X –, si distaccò dai possedimenti lucchesi legandosi per oltre tre secoli alla gloria dello Stato Fiorentino. È la cosiddetta Versilia Medicea, alla quale appartengono anche le comunità di Pietrasanta, Forte dei Marmi e Stazzema. Una terra di grande fascino che dalle spiagge del Tirreno sale alle vette delle Alpi Apuane, custodendo in sé un tesoro di meraviglie naturali e storico-monumentali.
Il marmo è un prezioso elemento
identitario di questo territorio. Il ritrovamento nella pianura versiliese di numerosi cippi funerari e i resti
dell’insediamento della Rupe di
Corvaia fanno pensare che lo sfruttamento
delle cave di marmo a Seravezza iniziò ben prima che a Carrara. La fondazione di Luni in epoca
romana e l’apertura di nuovi bacini marmiferi a nord
della Versilia portarono a una sospensione
dell’escavazione, che riprese lentamente dopo il Mille nelle cave più vicine alla Via Francigena. Fra il Trecento e il Quattrocento le cave di marmo versiliesi fornirono materiali per le chiese e i palazzi di Pisa, Lucca e Genova.
Dopo aver assegnato la Versilia ai fiorentini, Giovanni de’ Medici ordinò a Michelangelo Buonarroti di utilizzare i marmi estratti nei monti di Seravezza per la facciata della chiesa di San Lorenzo a Firenze e di realizzare la strada dalle cave al mare. L’impresa impegnò Michelangelo dal 1518 al 1520 tra mille difficoltà. La costruzione della strada subì continui rallentamenti e quando finalmente i primi marmi giunsero a Firenze, nel 1521, il progetto della facciata ormai era stato abbandonato.
L’impresa michelangiolesca, tuttavia, non fu un totale fallimento, perché alla Versilia Medicea lasciò in eredità proprio quel collegamento tra il monte e il mare che oggi idealmente è la Via di Michelangelo, una direttrice storico-culturale che unisce e caratterizza il territorio. In posizione strategica lungo questo tragitto si colloca lo splendido Palazzo fatto costruire da Cosimo I de’ Medici nella seconda metà del Cinquecento. Una residenza dalla struttura solida, elegante, tra i migliori esempi di architettura signorile toscana non urbana del periodo. Il 23 giugno 2013 Palazzo Mediceo è stato riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’umanità nell’ambito del “Sito seriale delle ville e giardini medicei della Toscana”. Con il giardino e le attigue Scuderie Granducali il Palazzo è un contenitore di eventi artistici, esposizioni e spettacoli, punto focale di un territorio da visitare in ogni stagione dell’anno, magari percorrendo a ritroso la via di Michelangelo, dai luminosi lidi tirrenici alle vette apuane attraverso i secolari oliveti della piana e della prima collina, le valli verdissime e ricche di torrenti, le cave di marmo e i piccoli borghi che, come antiche fortezze, vegliano su questa terra dalla lunga e originale storia.