La tomba della Quadriga Infernale
È un mondo legato all’Oltretomba, quello etrusco, e addentrandosi tra i boschi di Sarteano si capisce in un attimo: il travertino qui ha permesso – come quasi in nessun altro luogo – la conservazione di decine di tombe, scavate in profondità e ricche di suggestioni. Una delle tante necropoli tornate alla luce è quella della località Pianacce, meravigliosamente affacciata sulla Val di Chiana. Qui, su un pianoro di travertino, si aprono corridoi e vaste camere che accoglievano 2500 anni fa uomini, giovani, donne, anziani, ma anche bambini, a volte ritrovati in cenere dentro alle urne, o inumati in grandi sarcofagi.
In fondo a un lungo corridoio a cinque metri di profondità, sulla parete sfilano figure inquietanti: un demone dai capelli e dalla veste rossa, con naso aquilino e occhi sporgenti, conduce - avvolto in una nuvola nera - un carro trainato da quattro animali bianchi: due leoni e due grifi dal becco adunco. Oltre una porta lo attendono due defunti a banchetto, legati da sguardi e gesti di affetto, accanto a loro un servitore. Seguono altre figure di animali fantastici: un enorme serpente a tre teste, avvolto in una grande spira, con i denti digrignanti e creste rosse sulla testa e infine un ippocampo, metà cavallo e metà pesce.
Un intero messaggio sul viaggio verso l’Aldilà e i suoi personaggi nel IV sec. a. C. tra la serenità del banchetto eterno e le paure dei mostri che popolano l’Ade.
E lo stesso percorso nell’Oltretomba etrusco è presentato nella sale del Museo Civico Archeologico, dalle prime tombe a pozzetto di epoca villanoviana fino alle urne di età ellenistica, che ci conduce in un viaggio attraverso nove secoli, con cui scoprire l’importanza delle sepolture per il popolo che conosciamo grazie alle necropoli, più che alle città...
Ceramiche dipinte, prodotte localmente o importate dalla Grecia, canopi dalle fattezze umane, gioielli d’oro, vasi in bronzo, splendide sculture in pietra fetida, tutto veniva deposto per accompagnare il defunto nel suo viaggio.
E all’interno del Museo una ricostruzione unica della Tomba della Quadriga Infernale.
Ma Sarteano non finisce con gli Etruschi: il borgo mostra sin dalla sua struttura una continuità che dalla preistoria arriva fino a oggi, tra le sue strade si vedono i palazzi medievali alternarsi a quelli rinascimentali, e anche il suo simbolo, il Castello posto sulla sommità della collina, è noto fin dall’anno mille. Fortezza militare dagli alti bastioni, con intorno tre circuiti murari che accolgono la Chiesa di San Martino e un gioiello come l’Annunciazione del Beccafumi. E, sempre nel Medioevo, Sarteano fu anche un centro di accoglienza per i pellegrini: l’Abbazia di Spineto, immersa in un paesaggio incontaminato, lo dimostra ancora oggi. Il filo che unisce questi luoghi è proprio il paesaggio: selvaggio verso la Val d’Orcia, più segnato dall’attività dell’uomo guardando la Val di Chiana. Sarteano è infatti a cavallo tra due delle più belle zone della campagna toscana…