Un’improvvisa partenza. Un desiderio forte. Un volo inaspettato alla ricerca della felicità
Bastò un semplice gesto di una fanciulla dall’animo gentile. Anna era una dolce bambina di dieci anni. E quella mattina non avrebbe mai voluto ascoltarle quelle parole. “Cara, non c’è soluzione… dobbiamo trasferirci in Florida da tua sorella…”. “Non voglio andare via!” pensò Anna sconvolta. Corse piangendo fuori di casa e si precipitò in Piazza della Chiesa. Ogni sera, prima di dormire, il babbo le raccontava dell’uccellino di Piazza: per i santamariammontesi chi lo toccava faceva ritorno a casa.
A lui bastò essere sfiorato dalle leggiadre dita di Anna che, saltando più che poteva, a stento arrivò a toccare il bassorilievo, implorandolo: “Ti prego! Babbo e mamma vogliono partire per l’America! Fammi ritornare qua dai miei amici!”
L’uccellino subito spiccò il volo. “Finalmente! Era ora che qualcuno si decidesse a esprimere un desiderio autentico! Per 1500 anni murato a S. Maria a Monte! Ora tocca a me viaggiare… E te, Anna, non essere triste, goditi l’America!”.
Mai, durante il volo, si voltò per salutare quel borgo che lo vide nascere, tanto era sicuro della scelta. Parigi, deciso. Visitò la Tour Eiffel e sulla piramide del Louvre, conobbe anche una dolce tortora! Tuttavia, in ogni luogo, allo scoccare del terzo anno, subentrava come una sorta di smania che lo faceva somigliare più a un’ape – come stesse volando da un fiore all’altro – che ad un bel merlo, quale lui era. Più voleva dimenticarla più gli ritornava in mente: Santa Maria a Monte.
Si ricordò di quando nel Medioevo, nato come feudo dei Vescovi di Lucca, era il più saldo castello di Toscana, munito com’era di tre cerchie di mura con impianto a spirale. Ripensò alle volte che fu salvato dai cunicoli che, formando una vera e propria città sotterranea, consentivano di agire di nascosto dai nemici. Oppure delle melodie che col liuto Vincenzo Galilei, padre di Galileo, faceva risuonare per le viuzze del paese. “Ho udito anche Giosuè che declamava le sue Odi!” pensò riferendosi ai tre anni in cui i Carducci abitarono a Santa Maria a Monte. Quanti cambiamenti aveva visto: la casa dei Carducci, ormai museo, ospitava la mostra pittorica Tenero Gigante, che Antonio Possenti aveva eseguito ispirandosi ai sonetti del poeta. La Rocca, il punto più alto, era stata convertita in Parco Archeologico: 2000 anni di storia fra tracce etrusche, i resti dell’antica Pieve e testimonianze del fortilizio fiorentino.
Si fece forza e iniziò a batter le ali con veemenza verso il paese. “Questa è la mia casa!”, esclamò non appena la rivide, adagiata sul mezzo colle. “Pare raggomitolata come una gatta (che paura!) assopita su una poltrona!” Avvicinandosi non credette ai suoi occhi: “Anna!” gridò. La riconobbe subito… ormai era una donna: portava un cesto fiorito sulla testa. “La Processione delle Paniere in onore della Patrona, la Beata Diana!” cinguettò. Era il Lunedì di Pasqua! E subito, con il cuore ricolmo di gioia, una lacrima gli scivolò giù cadendo sul volto di Anna.