Alla scoperta di Villa poggio Reale
A Rufina ci si reca da secoli per abbeverarsi alla fonte di uno dei Chianti più profumati, che nasce, col suo color rubino vivace in un territorio ricco di castelli e ville medicee, sulle tracce di una storia che affonda le radici più antiche nell’epoca etrusca. In alto, sorniona e maestosa, l’imponente costruzione di Villa Poggio Reale, splendido esempio di architettura del XVI secolo da cui si domina tutta la valle, luogo affascinante che al suo interno ospita due musei: quello della Vite e del Vino, nelle cantine novecentesche; e quello della collezione Marco Romoli, la cui enoteca si trova tra le botti cinquecentesche. A ciò si aggiungono la foresteria e la cappella dedicata a Sant’Antonio. La villa è circondata da vigneti e dal parco della Ragnaia, ideale per perdersi tra vialetti e pensieri.
Nella Villa di Poggio Reale non potevano mancare storie e novelle che col passare dei secoli hanno finito per trasformarsi in leggenda. La più famosa risale al Seicento e riguarda la presenza del Diavolo, apparso a una festa in maschera che aveva luogo mentre all’esterno infuriava il morbo della peste, e i nobili asserragliati nei palazzi cercavano di esorcizzare il pericolo dandosi al libertinaggio. In quel tempo nella Villa si giocava d’azzardo, e proprio durante una di queste serate apparve il solito giovane di bell’aspetto che chiese di partecipare alla partita... Al cadere a terra di una carta, uno dei giocatori si piegò e sotto il tavolo si trovò a contemplare delle zampe di gallo. Sentendosi scoperto, il Diavolo battè la zampa e scomparve in un’eterea e pestilenziale nebbia sulfurea, lasciando sul pavimento – a monito dei presenti – un segno indelebile sulle mattonelle della residenza, ancor oggi visibile a onta di scettici e increduli.
Sul finire dell’estate Rufina celebra il proprio “oro rosso”, con un tradizionale carro sormontato da una piramide di 1500 fiaschi di Chianti, trainato dai tipici “bovi” di Chianina, carro che sfila per le vie del centro storico di Firenze. Il vino viene benedetto sul sagrato del Duomo dal Vescovo, per essere poi offerto in dono in Palazzo Vecchio alla Comunità Fiorentina in rappresentanza della simbolica “Signoria di Firenze”. Il “Carro Matto”, così si chiama, è un’opera di eccezionale maestria costruttiva dei vignaioli della Val di Sieve. I “Fiaschi”, contenitori in vetro panciuti e rivestiti di paglia, vengono impilati in una piramide e intrecciati in modo da sostenersi l’un l’altro. Un sistema geniale che permetteva al carro di trasportare grandi quantità di vino dal contado alla città.