La città vista con gli occhi della pittrice Matilde Luchini ~ di Fausto Cecconi
La strada da Firenze è lunga e tortuosa, attraversa le campagne del Chianti, Siena, la Val d’Arbia e infine la Val d’Orcia. Quando la carrozza lascia San Quirico, lo sguardo non può che fermarsi su quel nido d’aquila tra le nuvole, la mia Radicofani. Da bambina ci ho trascorso gli anni più belli, tra le cure di nonno Ranieri e nonna Clementina. Dalle finestre del salone le arcate della Posta Medicea, richiamavano le storie degli antichi viaggiatori: Mozart, Dickens, Thomas Gray, Casanova… quella splendida dimora voluta dai Granduchi e costruita dal Buontalenti era la loro Locanda, per gli altri bastavano Spedali e Osterie, oppure le cellette del convento dei Cappuccini. La mia Radicofani… l’erta salita a Castelmorro, dove si arresero le milizie medicee e quelle spagnole, la Fortezza che domina il mondo e ti fa sentire leggera, come se d’improvviso potessi prendere il volo nel cielo, planando come i falchi che volteggiano sulla torre maestosa, dove il brigante Ghino di Tacco asserragliò l’abate di Cluny per restituirlo, dopo una ferrea dieta, a Bonifacio VIII.
I sibili del vento portano i profumi delle erbe officinali che ricoprono la rupe, un dormiente vulcano vecchio un milione di anni. Dalla Fortezza vedo il paese che si snoda lungo la Via maestra, il Mezzo, durante i secoli chiamato via Francigena, via Romea, via Regia Romana: da sempre un fiume di gente a calpestarlo. Vedo la mia dimora, si affaccia su questo crocevia di popoli, i nonni la acquistarono, e mio padre Odoardo vi nacque, prima che il nome dei Luchini divenisse famoso quando diventò deputato e senatore del Regno d’Italia. Quanta storie… l’antico orologio che domina il mio palazzo ci ricorda che il tempo fugge! Da qui posso scorgere la piazza Giudea, dove vissero gli ebrei, e quella del Santo, dove domina la spiritualità: vi si affacciano tre chiese, l’antica San Pietro, Sant’Agata e Santa Maria Assunta, grandi artisti vi hanno lasciato opere degne di una città grande: Andrea della Robbia, Francesco di Valdambrino, da bambina le ammiravo e le disegnavo, poi alla scuola di Filadelfo Simi perfezionai il mio dono: oggi la pittura è la mia passione. Ci chiamavano Macchiaioli, ma non importano i nomignoli, l’arte travalica le correnti.
Per un desiderio mai sopito, al piano alto del mio palazzo ho aperto una Pensione, l’ho chiamata Vertumno perché questa fu terra d’Etruschi, ma anche per la passione di mio padre per la flora. Quella passione che lo portò a costruire un grande giardino, parco di delizie e riposo che volle intitolare a mia madre Isabella, un dono d’amore che ogni anno ci regala fioriture e frescura, nascosti nel mistero dei simboli massonici, tra cui spicca la piramide, come adagiata tra gli alberi curvi. I miei amici, D’Annunzio, Malaparte, Matilde Serao, Ottone Rosai, Giorgio De Chirico, Ardegno Soffici e il principe Sisto di Borbone, ne hanno goduto nei giorni di riposo nella mia Radicofani, una terra magica che ti prende nell’intimo e non ti lascia più.