Tra ricordi e mestieri antichi: storia e carattere di un territorio appartato e diverso ~ di Antonietta Catapano
Da piccola andavo nella “bottega” di mio
nonno, piena di fusti di legno che lui imbottiva e ricopriva con
pelli e stoffe, per farne bellissimi divani e poltrone del tipo
scorniciato.
Ogni pezzo veniva completato con un lavoro ad ago e filo, che mio nonno eseguiva con maestria: lo guardavo lavorare e rimanevo incantata dall’abilità con cui usava gli strumenti del proprio lavoro. Mio nonno era molto conosciuto e ben voluto da tutti. Lavorava per la ditta Lenzi, distrutta da un incendio nel 1968. Per il suo mestiere, lo chiamavano Scorniciato. Un soprannome che mi faceva molto ridere!
La sera, poco prima di chiudere bottega, mi portava a fare un giro tra i fusti da rifinire e mi diceva: Vedi, nini, questo è l’oro di Quarrata.
La domenica, quando il nonno chiudeva la bottega, mi portava a camminare nel Barco Reale, la tenuta di caccia un tempo proprietà della famiglia Medici, dove si innalza con imponenza e maestosità Villa La Magia, divenuta nel 2013 Patrimonio Unesco.
La
villa era abitata dalla famiglia dei Conti Amati Cellesi: dal
cancello ammiravo il giardino pieno di piante di limoni e
di rose di tantissime varietà e colori. Da lì lasciavo vagare lo sguardo fino alle dolci colline del Montalbano.
Il nonno mi raccontava che dentro la villa, un edificio pieno di affreschi e opere di artisti famosi, era conservata una brocca di rame, dove aveva bevuto l’imperatore Carlo V nel 1536, al ritorno da una battuta di caccia. Lui non me l’ha mai detto, ma sono sicura che quella fosse una brocca magica capace di rendere più forte e coraggioso chi vi si dissetasse.
Anche mia nonna era una lavoratrice, da ragazza aveva frequentato la scuola di ricamo a filet della Contessa Spalletti, nella Villa di Lucciano.
Intendendo la nobildonna risollevare le sorti delle compaesane, decise di insegnare loro un mestiere. Per farlo aprì la sua casa e vi ospitò una scuola di ricamo che diede il via a una produzione di merletti e tele a filet. Io mi incantavo a guardarla mentre ricamava sul telaio, dove con cura aveva predisposto la rete con il filo di cotone. I ricami della nonna abbellivano le madie e i comò della sua casa e di molte altre abitazioni di Lucciano e Quarrata.
Oggi, questi bellissimi lavori sono visibili nel Museo del filet realizzato all’interno di Villa La Magia.
«Basta fantasticare! È sera, devo chiudere il mobilificio».
Dalla morte di
mio nonno, la bottega è diventata mia: oltre a divani e poltrone, produco cucine e camere
da letto con l'aiuto di architetti e designer. Ho organizzato una mostra di mobili e studiato le lingue, perché i miei prodotti ormai girano il mondo.
Molte cose sono cambiate, ma non la nostalgia che provo per lui: mi manca la sua voce, i suoi racconti e la gente che entrava in bottega e diceva: “Scorniciato che s’inventa oggi?”
Forse non ne sarò all’altezza ma voglio continuare la sua
tradizione... sia oggi che domani!