Rachel giunse a Piombino in una limpida mattina di primavera. Il sole illuminava il mare e le case del centro storico di colori brillanti, facendo risaltare i cromatismi delle piazze e dei vicoli, lontano dalla grande fabbrica. Uno spettacolo ammaliante per chi, come lei, era abituata ai paesaggi più malinconici del nord. Il suo amore per l’arte, l’aveva condotta da Firenze, dove soggiornava da alcune settimane, direttamente a Piombino, affascinata dalla storia della bella Simonetta Cattaneo, considerata da molti la musa ispiratrice del Botticelli nella realizzazione del capolavoro assoluto della bellezza rinascimentale: “La nascita di Venere”. Durante una visita agli Uffizi, Rachel era rimasta colpita soprattutto dal volto della Venere, dai lineamenti che testimoniavano l’ideale stesso della perfezione, ispirati a quella che negli anni ‘70 del 1400 era considerata la donna più affascinante del tempo, tanto da lusingare artisti, poeti e potenti, forse anche a causa della sua precoce morte. Rachel aveva scoperto quindi che Simonetta, genovese di origini, aveva vissuto per una decina d’anni a Piombino, allora Signoria sotto gli Appiani, alla corte di Jacopo III.
Si era quindi diretta subito nel cuore antico della città, alla ricerca del palazzo dove la giovane era vissuta, l’antico e nobile palazzo degli Appiani che si erge in piazza Bovio, da cui i Signori controllavano il mare, il cassero pisano, la parte più alta che diventerà l’attuale Cittadella. Qui aveva vissuto la bella Simonetta, insieme alla sorella Battistina andata in sposa a Jacopo III. E in questa vecchia residenza signorile, che negli anni cambiò varie destinazioni e che oggi ospita un istituto di biologia marina, Rachel immaginò la vita della fanciulla fino al suo incontro con Marco Vespucci, lo sposo che la riportò a Firenze all’età di 16 anni.
Pensò ai casi della vita. Pensò che se Simonetta non fosse mai venuta a Piombino, non avrebbe incontrato Marco, e così non si sarebbe mai trasferita a Firenze e non sarebbe divenuta la musa di Botticelli, di Poliziano, Pulci, Lorenzo de’ Medici. E lei non avrebbe conosciuto Piombino.