Capitolo #1

Il Monte di Giano

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Il borgo e il bosco
Il Bacoco
Borgo
Piazza Sant'Agostino
Cinta Muraria

Monticiano, ovvero Mons Gianus, il Monte di Giano.
Un destino scritto nel nome del dio che guarda al passato e al futuro, in una direzione e al suo opposto. Siamo vicini a Siena ma nella profonda Val di Merse, non lontano dal mare, con la Maremma alle porte, tra brezze marine e sensazioni di montagna, acque sulfuree e boschi di castagni.
Le riserve naturali fotografano un mondo perennemente sospeso tra barriere naturali e viaggi nel tempo.
Il buio e il silenzio nascondono anime etrusche e romane, bizantine e longobarde, tutte perse nelle selve. Transumanze antiche e processioni non riescono a contraddire la dignità del boscaiolo, come la fierezza di aver combattuto il fascismo, a duro prezzo.
Una capra è simbolo del dio bifronte e di una terra che vive di dualismi: da un lato Monticiano; dall’altro Iesa, San Lorenzo a Merse, Scalvaia, Tocchi, Petriolo.
Ovunque chiese, antiche mura, affreschi che riportano al passato, accanto a parchi di arte contemporanea, nuove tecnologie per l’ambiente e un centro multimediale sulla biodiversità.
Differenze che si incontrano e si uniscono, nel nome di Giano.

Capitolo #2

I bagni di Petriolo

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Bagni di Petriolo
Terme di Petriolo
Bagni di Petriolo

E di novembre a Petriuolo al bagno…

Folgóre da San Gimignano, il poeta che anticipò Dante, testimonia di terme imponenti. Le frequentarono Papa Pio II come l’imperatore Arrigo VII, in un territorio conteso tra le lucumonie etrusche di Roselle e Volterra, poi dominato da Siena, quindi affidato alla famiglia Pannocchieschi d’Elci.
Monticiano esprime una natura rigogliosa, come l’avrebbe raccontata uno dei suoi figli più noti: Filippo (Filenio) Galli, quattrocentesco poeta, specializzato nel genere bucolico-amoroso.
E il bagno si fa ancora nelle acque calde di Petriolo, come nelle fresche acque del Farma o della Merse, due fiumi declinati al femminile.
Luoghi incantati, come se ne trovano solo nelle fantasie dei poeti.

Capitolo #3

Il Beato Antonio Patrizi

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Compagnia del Beato Antonio Patrizi
Monticiano - Sala capitolare - Particolare affreschi
Chiostro di Sant'Agostino
Monticiano - Sala capitolare - Particolare affreschi
Particolare vetrata

Vite intrise di devozione verso Dio e la Natura.
Da un lato il Beato Antonio Patrizi, uomo di fede del 1300, le cui spoglie sono celebrate da allora con eventi solenni da una compagnia laicale e dall'arte; dall'altro, intere generazioni che si identificano con il bosco, e quindi con funghi, la cacciagione, e soprattutto le castagne, e quindi i seccatoi per la loro essiccazione, per ricavarne la farina, che ancora sopravvivono, sono il simbolo di uno stile di vita.

Capitolo #4

Il Paese che non c’è

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Il diavolo che cercava un’anima da portare all'inferno non trovò mai Iesa. Chiedeva, ma ogni iesattolo rispondeva di trovarsi a Lama oppure a Cerbaia, Solaia, Palazzo, Contra o Quarciglioni, in uno di quei gruppi di case che ospitano, oggi, appena 250 abitanti, ma di una ventina di nazionalità diverse! Iesa è etrusca (Aisinal, poi romanizzato in Aesius).
Latino è Foiano, antico nome di San Lorenzo a Merse. Ci portano in pieno Medioevo Tocchi (e il relativo castello), Petriolo, Scalvaia. Ma il tempo non conta: è sospeso tra giochi (come la palla a 21), feste popolari e religiose e la vita del bosco.