Spesso, quando si racconta Montevarchi, si dice che
è al centro del triangolo d'oro tra Arezzo, Siena e Firenze. E si sa, stare a
metà strada tra tanta bellezza, storia e importanza può essere croce e
delizia.
Croce perché Montevarchi non si è mai sentita appartenente a nessuna delle tre
città maggiori, andando di volta in volta con chi gli conveniva o sottomettendosi se conquistata; delizia, perché l'essere baricentrica è stato
strategico per la sua storia.
Una storia che affonda le sue origini nell'Alto Medievo, dove sul Colle della Ginestra si
trovava lo "spedale di San Michele Arcangelo", retto dai Benedettini
per l'assistenza ai pellegrini e ai viandanti in transito per i Luoghi Santi.
Sull'altro colle, oggi chiamato dei Cappuccini (per via del convento dove si stabilirono i
Francescani nel XVI secolo), sorgeva il "castellare" o
Castrum Montisguarchi o Monteguarco (che più tardi assumerà l'attuale
denominazione di Montevarchi) così designato probabilmente perché questa
località segnava il “varco” tra il territorio fiorentino e quello aretino.
A cavallo tra territori diversi, tra guelfi e ghibellini, senza trovare un'identità se non quella della stessa Montevarchi. E per essere unici ci siamo dati un passato che forse non è mai esistito ma che ci fa sentire speciali. Perché qui è conservata una delle più misteriose e venerate reliquie medievali, il Sacro Latte della Madonna. Tra storia e leggenda, questa reliquia ha dato origine a un'opera d'arte magnifica: il Tempietto Robbiano, uno dei rari esemplari che unisce architettura e terracotta invetriata della bottega di Andrea e Luca Della Robbia. Associata al Sacro Latte ancora oggi si dà vita alla Rievocazione Storica e si tiene il Gioco del Pozzo durante le Feste del Perdono, che si dice nasca dalla necessità di stabilire chi avesse la priorità, tra i 4 gonfaloni del centro storico, ad attingere dal pozzo cittadino nei mesi di siccità. Ancora una volta dunque croce e delizia, se attraverso un gioco gli stessi montevarchini si disputavano l'accesso a un bene primario.
Croce e delizia dicevamo. Non soltanto per essere al
centro del triangolo tra le grandi città toscane ma anche perché sospinta dal
forte sentimento di campanilismo verso le altre città del Valdarno, soprattutto
con San Giovanni. Ed ecco allora la gara a chi ha dato più natali a
personaggi famosi, a chi ha il centro storico più vivo, a chi fa i fuochi
d'artificio più belli e luminosi. Sempre in perenne conflitto, senza mai
ammettere che gli altri hanno fatto meglio o di più anche quando l'evidenza è
sotto gli occhi di tutti.
E c'era da aspettarselo da una città che, siccome è al centro del triangolo
d'oro, ha adottato il termine "citto" al posto di bambino come a
Siena, si stranisce quando sente dire "Alò" agli aretini e si vanta
di avere in comune con Firenze il prefisso telefonico 055.