La vicenda che ha dato più risalto a Castiglion Bernardi avvenne durante il dominio dei Pannocchieschi, grazie al carisma di una leggenda tramandata fino ai giorni nostri. Intorno al XIII secolo, un conte della nobile famiglia fiorentina si invaghì di Gigliola, bella e virtuosa ragazza, ma già promessa a Valfredo e con lui prossima alle nozze. Dopo svariati tentativi di approccio rifiutati dalla giovane, il conte si sdegnò e, avvalendosi del suo potere supremo che il sistema feudale gli conferiva, minacciò di morte la donna e le persone a lei vicine se non si fosse a lui concessa.
Passando per la Val di Cornia qualcuno oggi giurerebbe che, tra i ruderi medievali, nelle sere autunnali di foschia, nebbie basse disegnino nell’aria veli impalpabili, come a coprire una sagoma di donna, forse identici a quelli che ammantavano la Nencia. Altri affermano che nelle notti di Libeccio, gli acuti del vento si mescolino con le grida strazianti dell’eroica nutrice, come lanciati a monito per biasimare la prevaricazione e la scelleratezza rivolte verso le donne, come drammaticamente e troppo spesso accade anche ai giorni nostri.
Ma quel fantasma, che a volte sa manifestarsi, è simbolo di un sacrificio in difesa dell’amore vero, e riesce da solo a trasformare questi vecchi ruderi in un luogo dal fascino singolare e coinvolgente