Nei pressi del villaggio etrusco di Krupina, certe volte, già allora, il vento prendeva il suo verso, e soffiava forte. La vallata diventava luminosa, ma il giovane fabbro Larth era attratto in quelle sere, semmai, dal silenzio del bosco. Vi si incamminava volentieri, assorto, e proseguiva saltando sui sassi che punteggiavano il fiume. A quel fiume, il suo popolo, aveva dato il nome dell’animale sacro ad Artumes.
Nel luogo più riparato, nella penombra, il giovane poté finalmente scorgere la cerva, che un po’ tutti gli dicevano di avere incontrato, quella con gli occhi mansueti e il sorriso amaro. Ma fu la prima volta che si lasciò avvicinare. Piano ma senza alterare il suo passo, lui le si fece vicino. Gli occhi della cerva erano attenti ma mai diretti. Come se guardassero qualcosa giusto dietro la spalla di lui.