Tra corse dietro alle rondini, matrimoni a Montefioralle, un fiume di chianti schietto e mazzi di fiori di campo ~ di Costanza Baldini
Da piccina ero una ribelle, avevo un cesto di capelli neri irsuti che nessuno riusciva a pettinare e a scuola non ci volevo stare. Mi piaceva giocare coi maschi, per esempio andare a pescare nel fiume Greve i pesci con gli asciugamani colorati. Quanti ne abbiamo presi così! Ma queste cose adesso non si fanno più. Un’altra cosa che mi piaceva era andare in bicicletta inseguendo le rondini che in estate partono dal campanile della chiesa e poi si buttano in volo fino all’orologio del comune, in fondo alla piazza che tutti dicono sia a forma di baccalà, non so se sia vero. A volte mi arrampicavo anche sulla statua di Giovanni da Verrazzano, il navigatore che ha scoperto New York, ma stavo attenta che non mi vedesse il vigile sennò erano guai.
Il tuo nonno l’ho incontrato nel bosco, ero andata a cercare un po’ di strigoli per fare la frittata. Era stanco morto e tutto sporco, tornava dalla guerra in Grecia. Veniva a piedi da Firenze e prima col treno da Napoli. Quando l’ho rivisto qualche giorno dopo aveva dei bei baffi neri e mi sembrava uguale a Clark Gable. Così ci siamo sposati nella bella chiesetta di Montefioralle, proprio sopra Greve. I capelli me li ero pettinati da sola e il vestito me l’aveva prestato una cugina, il bouquet? Tesoro mio, un mazzo di fiori raccolti nel campo dai miei fratelli. Quel giorno si fece una grande festa, c’era una porchetta intera della Macelleria Falorni e diversi fiaschi di Chianti Classico schietto, robusto, un po’ ignorante come piace a noi. Per finire le frittelle di riso fritte, calde, quelle che fanno ancora oggi alla sagra. Ne ero golosa, quante ne ho mangiate! Il viaggio di nozze mica si fece, non avevamo certo i soldi. Si fece una gita, il nonno si fece prestare una macchina da un suo amico, era americana, bellissima. Si andò a Siena, lungo la via chiantigiana, passando da Panzano dove ci fermammo a vedere i quadri della pieve di San Leolino. I frati ci offrirono anche dei cantuccini e un bicchierino di vin santo. Ero contenta come una bambina, ci bastava poco per essere felici.
Poi nacquero il tuo babbo e il tuo zio. Quando erano piccini si andava a Lamole a prendere l’acqua al fontanello, che dicono sia curativa, proprio dove c’è la casa della giornalista Oriana Fallaci. Quella è una strada che mi piace parecchio perché si vede tutto il panorama da Figline Val D’Arno fin quasi a Firenze. Scendendo si passa anche davanti alla villa di Vignamaggio, che dicono sia lo sfondo della Monnalisa di Leonardo da Vinci, pensa che lì una volta hanno girato anche un film: “Molto rumore per nulla”. Il tuo babbo era bravo a scuola e si pensò di farlo studiare all’università a Firenze. Ci aiutò lo scrittore Domenico Giuliotti, perché noi non ce lo potevamo permettere. Era un po’ un eremita questo Giuliotti, ha scritto tanti libri anche sui grevigiani che a lui non stavano proprio simpatici. Ma secondo me non aveva mica ragione, per me Greve è il posto più bello del mondo.