Si gettano in picchiata le sere placide e rosse, lontano, quasi non le puoi vedere. Indicano la ferrovia, più oltre la distesa piana erbeggia al lago.
Sbucano dagli anfratti delle mura, scoccano come frecce, disegnano traiettorie selvagge: lo stesso gioco agli occhi di mille civiltà. Nessuna interpretazione, nessun vaticinio, nessuno studio le ha mai saccheggiate di vibrante felicità, di fanciullesca imprudenza: tra l’altrove e la piccola città.
Quando se ne vanno buio e vento le raccontano impaurendo le case, al ritorno ogni uomo è ancora ragazzo, in ogni donna sboccia un fiore.