Castelli, fiumi di cristallo, rane e biscotti gustosi
Una leggenda narra che un gruppo di cacciatori paganichesi durante una battuta di caccia rinvennero, nascosto nella macchia, un Cristo. Anche i civitellini, che cacciavano nella stessa zona, lo trovarono.
Entrambi i gruppi ritenevano di avere il diritto di appropriarsi della sacra immagine. Decisero di affidarsi alla volontà divina. Caricarono l'icona su due giovenche lasciando loro la scelta. C’è chi dice che le vacche si diressero senza indugio verso Paganico e chi invece giurerebbe che presero la direzione di Civitella. Altri affermano che la volontà di Dio si sarebbe espressa per mezzo del suo figliolo. Durante la notte una nevicata aveva coperto le colline.
I civitellini infreddoliti che si recarono in chiesa di buona mattina trovarono vuoto l’altare destinato ad accogliere il Cristo. Si chiesero chi potesse averlo trafugato. Con quella neve bastava seguire le orme impresse nel manto soffice.
Ma si accorsero che un’unica traccia si dirigeva dalla loro chiesa al borgo fortificato di Paganico: quelle di un uomo scalzo che, sceso dalla croce, aveva deciso di recarsi, da solo, alla sua nuova e definitiva dimora. Il borgo che portava anche nel nome le tracce del suo antico paganesimo, aveva bisogno del crocifisso miracoloso, da affiancare a quello del castello che dona al nome del borgo tracce della sua antica civiltà.
Carlo
Magno, fiero delle valorose gesta di Ardengo, nei primi anni del IX secolo, gli consegnò la piena giurisdizione su questo vasto territorio. Civitella
Marittima divenne la sede della potente famiglia degli Ardengheschi, per cui i beni materiali non erano tutto, contava anche l’anima e così la potente famiglia fece costruire un’abbazia. I monaci di Camaldoli scesero a Civitella scegliendo come dimora la valle dove scorre il Lanzo, luogo ideale
per la preghiera e la contemplazione divina.
Il declino degli Ardengheschi coincise con le mire espansionistiche della Repubblica di Siena, che nel XIII secolo, aprì un varco verso il mare e la Maremma, costruendo il borgo di Paganico, che fu fortificato negli anni, a difesa dei commerci dai banditi e nobili locali. Siena decretò la nascita di un borgo franco con privilegi fiscali e concessioni per chi decideva di trasferirsi. Ai commercianti e agli artigiani che arrivavano da Siena vennero assegnati i migliori lotti, lungo la strada principale tra la porta grossetana e quella senese.
Far correre una rana su un carretto è una festa e un’offerta. La festa di Paganico e il Palio nascono dal ricordo delle tenzoni medievali, l’offerta è al vicino fiume Ombrone, a cui si dona la gioia per chiedere in cambio clemenza e amicizia. E se quelli di Paganico sono soprannominati i “granocchiai”, i “bucunti” sono gli abitanti di Civitella e il bucunto, è una ciambellina della tradizione contadina fatta con farina, uova, zucchero, strutto, limone e rosolio di menta.