Probabilmente di origine etrusca, Castellina Marittima è conosciuta come la città dell’alabastro. Una ricchissima macchia mediterranea avvolge il piccolo borgo che, incastonato tra le rocce, fu scelto dagli etruschi anche per la sua posizione strategica. Da qui si vedono le isole dell’arcipelago toscano: l’Elba, Capraia, la Gorgona e anche la Corsica. Ma è alla terra, anzi alla roccia, che Castellina è profondamente legata. Gli etruschi prima e i romani poi, ne fecero un elemento primario dell’economia e attorno all'escavazione si sono alternate generazioni di “cavatori”. Poche le cave ancora attive, ma la memoria storica del lavoro di chi ha permesso la realizzazione di oggetti di grande pregio è conservata nel locale Museo dell’Alabastro.
Sarebbe durato sessanta milioni di anni il Miocene, periodo dell’epoca geologica in cui avviene il sollevamento delle Alpi. Sembra incredibile che questo abbia a che fare con Castellina Marittima, ma è proprio così. E’ infatti in questo enorme lasso di tempo che si forma l’alabastro, ovvero una particolare cristallizzazione del gesso. Il bacino di gesso che dette vita all’alabastro si trova nella zona dell’alveo del torrente Marmolaio ed è disposto a banchi sovrapposti che hanno uno spessore che varia dai 4 ai 9 metri. Se queste sono le vicende geologiche a cui si deve il formarsi dell’alabastro, l’eccezionale qualità di quello che si trova a Castellina Marittima è dovuta al fatto che queste terre erano sommerse dal mare. Il solfato di calcio presente nelle acque marine infatti avrebbe permesso una particolare stratificazione del terreno.
Tutta la storia dell’alabastro, da quella più antica ai giorni nostri e del suo rapporto con Castellina Marittima è custodita dall’Ecomuseo dell’Alabastro. Un museo diffuso che si sviluppa nella Provincia di Pisa in un’area costituita essenzialmente dai comuni di Castellina Marittima, Santa Luce e Volterra. Gli itinerari sono due, uno dedicato all'escavazione e uno alla lavorazione. A Castellina c’è il Punto Museale Centrale sul tema dell’escavazione. Seguendo l’itinerario si possono ammirare, lungo il torrente Marmolaio, i luoghi dell’estrazione con le antiche cave chiamate “le venelle”. Il museo e i percorsi sono stati pensati in modo da rendere partecipe e attiva la popolazione in quanto custode della memoria e tramite tra il passato e il presente.