Un viaggio nel territorio dalle Pizzorne al Compitese ~ di Marisa Cecchetti
Nelle notti pulite d’inverno le luci dei paesi attaccati alle colline - Matraia, Valgiano, San Pietro a Marcigliano, Sant’Andrea in Caprile, Petrognano, Tofori, San Gennaro - creano costellazioni nuove che si confondono con le stelle. Se guardi da lassù vedi la piana che brucia di luci fino alle Cerbaie, ai Monti Pisani e fino alla città di Lucca.
Al di sopra vigila l’altipiano delle Pizzorne, ombroso di boschi e aperto ai prati. Sono paesini silenziosi che guardano nel sole e vivono una costante primavera. Le loro antiche chiese valgono una visita, alla ricerca di tesori d’arte: nella Pieve di San Gennaro, borgo che sale rettilineo lungo il fianco della collina, si può ammirare la statua in terracotta raffigurante l’arcangelo Gabriele attribuita a Leonardo da Vinci.
Di giorno sul fianco delle colline si desta un mare di oliveti che le rende d’argento; oltre si stendono le vigne. Il paesaggio si arricchisce di lecci, cipressi, platani; salendo verso San Martino in Colle si incontra la Quercia grande, antica di secoli. La leggenda vuole che le streghe si riunissero sulla sua chioma piatta, altri vi riconoscono la quercia dove il gatto e la volpe impiccarono Pinocchio.
Più in basso, in questo Comune dalla sagoma stretta in vita come corpo di donna, dove il fiume Auser ha lasciato le sue tracce, l’occhio individua le eleganti ville realizzate fin dal Seicento da mercanti e banchieri lucchesi. Erano le residenze estive delle famiglie potenti, nel verde e nel silenzio della campagna, cariche di storia e di leggenda. La più nota leggenda è legata a Lucida Mansi, che patteggiò col diavolo la sua bellezza e la sua giovinezza.
Se Villa Reale, Villa Mansi, Villa Torrigiani sono le più note e visitate, con i loro viali, gli immensi parchi e i giochi d’acqua, tante altre se ne scoprono oltre le cancellate e i muri di cinta. Intorno ferveva un tempo il lavoro dei campi però, se porgiamo l’orecchio, sembra che salga ancora il rumore continuo dei macchinari delle aziende e dei privati che giorno e notte hanno fabbricato zoccoli e realizzato le calzature, con grandi trasformazioni nella economia locale del secondo dopoguerra.
Dalla cima del monte Scarpiglione lo sguardo accoglie la piana dove i seminativi ancora si alternano alle case e, se si fa attenzione, si riconoscono i rettilinei delle corti che furono le abitazioni delle famiglie contadine, in una comunità solidale e umana. Le trasformazioni architettoniche nulla hanno tolto alla bellezza dei loro mandolati, le rimesse areate per il foraggio in inverno.
A sud del Comune le colline del Compitese chiudono il territorio come in una culla e le sorgenti di acque purissime lo rendono prezioso. Dalle Parole d’Oro l’acquedotto del Nottolini si snoda imponente verso Lucca. Il profumo delle camelie di Sant’Andrea di Compito accoglie a fine inverno. Si può bere tè di camelia, si possono vedere i cultivar antichi nel Camellietum, e andar per ville e pievi dai campanili snelli.