Capitolo #1

Il Bibbiena, il cardinale alla corte dei Medici

Bernardo Dovizi era nato da una famiglia di signori di Bibbiena, il capoluogo del Casentino aretino, ma mai avrebbe immaginato di diventarne un così celebre portavoce, tanto che alla corte dei Medici era conosciuto come “Il Bibbiena”. Della corte medicea fu figura importante e potente, si dice ispiratore della salita di Leone X al soglio pontificio tanto che anche il Papa gli aveva dato un soprannome, “Alter Papa”. Diventò cardinale nel 1513 e per anni svolse attività diplomatica per conto della corte. Nel 1520 proprio di ritorno da uno di questi viaggi morì a Roma, probabilmente avvelenato. Lascia anche una commedia recitata, con un certo scandalo,  per la prima volta nel 1513, “La Calandria” una storia di equivoci e travestimenti vagamente ispirati al Decamerone di Boccaccio.


Capitolo #2

L’ira di Firenze per il tradimento

Del passato glorioso di Bibbiena, del suo splendore in epoca etrusca e poi romana, dell'importanza acquisita nel medioevo diventando il più rilevante centro del Casentino, rimane ben poco. Terra di guerre e saccheggi, quello che segnò la storia della città è frutto del declino dei Medici, al cui destino il signore di Bibbiena, Bernardo Dovizi, l'aveva legata. La famiglia fiorentina cacciata dalla città trovò qui riparo e mentre cercavano alleanze per riconquistare Firenze, dal capoluogo partì l’offensiva con lo scopo non solo di piegare la resistenza dei Medici ma di punire la città ribelle. E così nel 1499 i fiorentini dopo un anno di assedio conquistarono la città smantellandola. Quell’alleanza con i potenti Medici che era sta motivo di prestigio e orgoglio fu anche la causa della disgrazia.


Capitolo #3

La bella Mea e l’amore impossibile

Leggenda o verità, questo non si sa, ma quello che si narra è di una Bibbiena divisa in due quartieri: quello dei "Piazzolini", con i palazzi dei signori e quello dei Fondaccini, composto per lo più da artigiani. In questo scenario, si intrecciano le vicende della giovane lavandaia, Bartolomea detta Mea, e del figlio del conte Tarlati. Provenienti da due ceti sociali diversi e abitanti in quartieri rivali, i due ragazzi si incontrano. Mea, affascinata dai modi gentili del giovane Tarlati, se ne invaghisce e lo segue, scatenando l’ira funesta del suo promesso sposo Cecco, abitante dei Fondaccini come lei. Gli animi si accesero in un attimo e si scatenarono risse che avrebbero portato a una vera e propria guerra. Il saggio conte Tarlati allora riconsegnò la giovane al suo quartiere e al promesso sposo, ripristinando così la pace. Da allora si celebra, se non proprio la storia d’amore, la ritrovata pace. L’ultimo giorno di Carnevale va in scena la rievocazione del “rapimento della Mea” che ogni anno viene scelta tra le ragazze più graziose del paese.

Fotografia di: Mongolo1984